Archivi mensili: Luglio 2017

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L’abbraccio

Di |2020-09-11T15:16:40+01:0014 Luglio 2017|Derelitti e delle pene|

Monologhi dal carcere

Non avevo mai dormito con mio figlio, non lo avevo mai provato quel contatto, mi sembra strano, è come abbracciare un altro uomo e allora avevo riserbo ad abbracciarlo, dopo mezzora facevo finta di dormire ma pensavo ma scusa ma non me lo devo abbracciare a mio figlio, ho messo una mano attorno al collo e lui si è stretto, e ho pensato mi viene un altro infarto (altro…)

Il commissario Maigret recensito da Peppino Ortoleva

Di |2020-09-11T15:16:40+01:0014 Luglio 2017|Giudizio Universale antologia|

Antologia di Giudizio Universale

Mentre Adelphi festeggia la pubblicazione del centesimo libro di Simenon, indaghiamo sui segreti del commissario Maigret

Il destino bussa sempre due volte (altro…)

Lui pensa che io creda che lei pensi… Frasi complesse che ci insegnano a vivere

Di |2020-09-11T15:16:40+01:0014 Luglio 2017|Limite di velocità|

Lo psicologo Robin Dunbar è noto specialmente per il numero 150. A lui si deve infatti (a partire dallo studio delle scimmie) la deduzione del numero massimo di relazioni che una persona è seriamente in grado di mantenere. (altro…)

Capitolo diciassette: Le rivelazioni

Di |2020-09-11T15:16:40+01:0014 Luglio 2017|Istruzioni per non morire|

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Il trailer del capitolo

Musica consigliata per la lettura del diciassettesimo capitolo: The here and after (Jun Miyake)

“E lei cosa fa qui? “sussultò Roberto “Chi le ha dato le chiavi?”

“E’ solo?” chiese l’altro con una certa agitazione, ignorando la domanda di Roberto.

“Io? Sì, ma…”

“Merda, non c’è tempo da perdere” imprecò Florin e gli voltò le spalle correndo verso l’uscita.

 

“Arriviamo alla clinica, papà. Lì ti spiego tutto. E’ arrivato il momento”.

E a quella frase Roberto si rese conto di essere lo spettatore di una serie televisiva della quale scopriva adesso di essersi perso una cinquantina di puntate

 

Siamo tutto soli al mondo Rose, diceva, è solo diverso il modo di reagire, io infilo una maschera, cerco di dimenticarmene celebrando piccoli Carnevali quasi ogni giorno, appoggiati, abbandonati, e finalmente trovai la forza per piangere, tutto il pianto che avevo represso in quei dodici anni dalla nascita. (altro…)

Malaussène, ma era davvero il caso?

Di |2020-09-11T15:16:40+01:0012 Luglio 2017|Il Nuovo Giudizio Universale|

La saga della famiglia Malaussène ha rappresentato uno dei vertici europei della recente fantasia visionaria in letteratura, almeno nei primi tre libri (Il paradiso degli orchi, La fata carabina e La prosivendola). (altro…)

Capitolo sedici: I fantasmi

Di |2020-09-11T15:16:40+01:0011 Luglio 2017|Istruzioni per non morire|

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Il trailer del capitolo

Musica consigliata per la lettura del sedicesimo capitolo: Villa Lobos Bachianos brasileiros n. 5 (Hector)

Un senso di conciliazione con il mondo risvegliò Roberto. Ebbe la dolce sensazione di avere riposato gli arti per giorni. Accese l’abat-jour per guardare l’orologio ma erano poco più delle cinque, non aveva dormito forse nemmeno un’ora. Volse lo sguardo a fianco verso Lilith che dormiva girata sul fianco opposto ma con la coperta intrecciata e sollevata in un modo che quasi le raddoppiava il corpo. Per un istintivo impulso all’ordine Roberto ne tirò giù un lembo e Lilith scattò con le ginocchia rannicchiate in mezzo al letto con gli occhi ancora chiusi.

“E’ tornata” gridò e si preparò a lanciare un urlo lancinante che Roberto soffocò prontamente con una mano sulla sua bocca.

“Non è tornata, non c’è nessuno oltre noi due” le sussurrò nell’orecchio mentre provava a cingerla con il braccio da dietro la spalla incontrando la sua rigida opposizione. (altro…)

Capitolo quindici: Il ricorso

Di |2020-09-11T15:16:40+01:009 Luglio 2017|Istruzioni per non morire|

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Il trailer del capitolo

Musica consigliata per la lettura del quindicesimo capitolo: Una notte sul Monte Calvo (Modest Mussorgskyi)

Affiorò nell’animo suo quel senso di abbandono al fato che coglie il morente quando la vita ha preso infine a defluire vorticosa e verticale per perdersi e confondersi nel mare della memoria altrui, quello stupore dell’arto inerte dopo l’esplosione della granata al fronte, il nebbioso squagliarsi della coscienza sul capezzale.

 

Forse la domanda non ha di solito quell’accento tanto perentorio. Stai per morire, ma non si intende in una settimana: per gentilezza l’annunciatore-inquisitore rimane sul vago, potrebbe trattarsi di sei mesi o più probabilmente di trent’anni, di sessanta, di centoventi per alcuni contadini del Caucaso. Sono poi così tanti, tuttavia? Se ci si pensa a mente fredda la frase “Stai per morire” non esprime un’immediatezza insensibile all’aridità del calcolo? A fronte della catena interminabile delle generazioni, del susseguirsi organico e molecolare sulla terra, del crescente chiasso goliardico che ha sommerso il mutismo dell’ecosfera, a fronte di quando Dio non aveva ancora rotto le acque, delle prove di rotazione dei pianeti, ma a fronte anche semplicemente della quantità di occasioni che perderemo, può poi cambiare che si tratti di un secolo o di un secondo? E’ così imminente, sempre, la nostra morte e se non ce ne rendiamo conto è solo perché il sistema postale e quello dei necrologi sono organizzati diversamente dalla velocità della luce, che ci mostra il risplendere di una stella che pure aveva sbaraccato da qualche milione di anni.

 

Roberto pensa che la vita gli ha offerto mille opportunità e lui le vede adesso, e tante sono ancora a tiro, e lo sono sempre state mentre lui si lasciava condurre dalla corrente. Che è sepolto, già da vivo, in un ossario anonimo, una fossa comune, e che c’è voluta questa condanna perché udisse finalmente il tintinnare della vita, perché spuntassero dal terreno sotto le acacie spoglie i pezzi di quel mosaico che adesso brucia dalla voglia di ricomporre. Sente addosso lo sguardo di Gaston. Ha smesso di trascinarsi, lo fissa. La sua pazienza è scaduta. Questo ricorso, Roberto? E Roberto sa perfettamente perché vuole vivere, e sa anche che è nel giusto.

 

Gaston prese a intrecciarsi le mani nervosamente e anche lo strascinare della gamba si era fatto più traballante e obliquo, come se stesse intrecciando anche quella.

“Non è possibile, è da non credersi” ripeteva francamente contrariato.

 

Fu in quell’esatto momento che Roberto sentì una violenta fitta allo sterno. Mosse un passo in avanti e poi crollò al suolo. Il dolore acuto si spostò verso il basso ventre e discese ancora fino alla coscia. Dallo stomaco salì un rigurgito di bile che provò a sputare e che per metà gli restò appiccicata al mento

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Vedi qui la trama e le ragioni di questo progetto

Perchè i robot non hanno il senso del ridicolo

Di |2020-09-11T15:16:41+01:007 Luglio 2017|Web philosophy|

Ci eravamo spersi io e mia moglie qualche settimana fa passeggiando in una campagna provenzale quando lei ha deciso di attivare il navigatore sullo smartphone, che in effetti ha rintracciato la strada del ritorno. Durante il tragitto intrapreso abbiamo commentato la presenza di un vitigno al nostro fianco. (altro…)

Recensione di Okja, il film che ha portato Netflix a Cannes

Di |2020-09-11T15:16:41+01:007 Luglio 2017|Il Nuovo Giudizio Universale|

È disponibile in streaming dal 28 giugno

Di quale tipo di estinzione si occupa Okja? Quella degli animali? Quella della specie umana? Quella della pietas? Sì, certo, un po’ di tutte queste. Ma, prima ancora di vederlo, sappiamo che si occupa dell’estinzione del cinema, poiché Okja è la prima pellicola in concorso a Cannes che, prodotta da Netflix, dichiaratamente mai sarebbe entrata in una sala cinematografica, trasmessa invece direttamente in streaming.L’anomalia ha suscitato a Cannes diverse polemiche, Pedro Almodovar ha dichiarato che per entrare veramente in un film (altro…)

Di |2020-09-11T15:16:41+01:007 Luglio 2017|Stretti e contraddetti|

Aderenza rigorosa al vero sul lavoro e quando si scrive della realtà; finzione quando si scrive narrativa. A me continua a sembrare un buon criterio di divisione. Però ho una tale sensazione di andare contromano!

Capitolo quattordici: Gli umani

Di |2020-09-11T15:16:41+01:007 Luglio 2017|Istruzioni per non morire|

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Il trailer del capitolo

Musica consigliata per la lettura del quattordicesimo capitolo: Opening from Glassworks (Philip Glass)

L’ultimo di cui mi sono occupato, la scorsa settimana, mi raccontava del figlio, quand’era piccolo, che si stendeva sul pavimento vicino a lui, a scarabocchiare, a disegnare, mentre lui lavorava. E a un certo punto mollava il lavoro, e si piazzava anche lui sul pavimento. E’ la più bella sensazione che ho provato, ha detto, e io lo guardavo senza capire. E lui insisteva, chi non ha vissuto quest’esperienza non ha assaggiato il meglio della vita. E quando il figlio è cresciuto, e si sa che non accadrà più, per quanto si possa essere impazienti di vederlo cresciuto, la perdita del pavimento, che ritorna a essere esclusivamente suolo da calpestare, è già un pezzo di morte”

“Io ho avuto una figlia, ma non l’ho provata quest’esperienza. Siamo vissuti distanti. Fisicamente, ma forse non soltanto quello. Credo di averla presa in braccio pochissime volte. Magari le questioni sono collegate. Non sei degno di alzarlo, un figlio, se non sai accorgerti di quanto è bello in basso, radente alla terra”

“La vita non è ciò che accade ma la capacità di dargli senso, questa è la convinzione che mi sono fatto, studiandola da fuori. Ne sono ammirato. Non un senso meccanico, come le procedure di cui mi occupo. Non l’incastro dei pezzi ma l’abilità di scomporli, di modificarli”.

“Allora temo che sarei un pessimo insegnante”

“Perché?”

“Perché mi riconosco di più nel senso meccanico. Perché arricchire le cose di un senso personale è una fatica, una scommessa, una sfida. E’ più comodo trovarsele al mattino con attaccato il cartellino che c’hanno messo gli altri. Che qualità ci vuole per dare un senso? L’intelligenza? Il cuore? L’istinto? Forse non sono una cima in niente, ma nemmeno proprio arido. E però ho imparato a campare così, superficialmente. Con il dolore ho optato per un patto di non belligeranza: lui promette di lasciarmi in pace e io di non chiedere tante spiegazioni. Sfuggo, svicolo, dimentico, oppure mi adatto. (altro…)

Capitolo tredici: La scelta

Di |2020-09-11T15:16:41+01:005 Luglio 2017|Istruzioni per non morire|

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Il trailer del capitolo

Musica consigliata per la lettura del tredicesimo capitolo: Belle époque (In the Nursery)

“Non volevo aprire a te” replicò molto diretta lei.

“Perché ti ho trascinata in questa storia? No sono mortificato. Guarda che era l’ultima cosa che volevo”

Amande si staccò guardandolo dritto negli occhi.

“Questa storia in certi momenti mi pare molto eccitante. Forse qualcuno di quei delinquenti ti ha seguito sino a qui e sta per sfondare la porta. E’ terribilmente stupido che io possa morire per une questione con cui non ho niente a che vedere. Eppure lo sai, no? che mi piace sentirmi viva. Protagonista. Scopro d’improvviso che l’animale che fugge dai cacciatori è vivo e protagonista. Te lo ripeto, può essere eccitante. Solo che non stanno cercando me i cacciatori. Stanno cercando altre prede. Io trotterello innocentemente per i sentieri e i cacciatori dicono: boh, esercitiamoci, tiriamo a quella. Questo ti fa sentire già morta, e casualmente capitata sulla scena. Da quanti anni ci vediamo Roberto? Abbiamo stabilito dei paletti. Tutta la nostra ritualità, anche la mia, è un’ostentazione di quei paletti. Non si sa come, dopo tutti questi anni, ancora scopiamo come se con i nostri orgasmi volessimo spaccare il mondo. Poi io mi alzo e ti fumo in faccia. Parliamo di un film, di qualcosa che ci ha colpito. Non c’è un amico che abbiamo in comune, su cui spettegolare, e non parliamo della spesa, perché non esiste una spesa comune che ci riguardi. Non posso avere dimenticato di prendere la birra per noi perché cenare due uova insieme è già fuori dai nostri orizzonti. Sarebbe un progetto troppo compromettente. La tenacia e la regolarità con cui ci vediamo sono inversamente proporzionali alla varietà che abbiamo introdotto nel nostro copione”. (altro…)

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