IL VIRUS DELL’OFFENDERSI
#offendere o essere #offesi, sprezzare il prossimo, provare dolore per la sua malevolenza o disattenzione.
Negli #affetti e la #politica, sul #web, nelle #relazioni sociali. Un male di quest’epoca? Ed è davvero un male? Tutto nel mio libro #Offendersi.— RemoBassetti Twitoli (@BassettiRemo) March 5, 2021
Indice
1. LE RAGIONI PER CUI CI SI SENTE OFFESI
- Le tre categorie dell’offesa
- Non è l’intenzione quello che conta
- L’ira di Achille
- Cosa rende più grave l’offesa
- Stereotipi e codici culturali
- Il dovere di offendersi
- Offendersi per sempre
- L’emozione di sentirsi offesi
2. FORME DELL’OFFESA
- Essere dimenticati o confusi, non contare
- Esclusione, distanziamento e rifiuto
- Ingratitudine
- Critiche, elogi, verità e attribuzione di fama negativa
- Uso dello sguardo
- Riso e derisione
- Fraintendere le intenzioni
- Tradire, ingannare
- Usi del corpo
3. GLI INSULTI
- Insulti tipici
- Insulti specializzati
- Insulti ambientali
- Turpiloquio, sessismo e quell’altra cosa là
- Slur e discriminazione
- Funzioni ed espressività dell’insulto
- L’arte di insultare
4. SENZA OFFESA
- I duelli verbali
- Inversioni rituali
- Scherzo
- Inoffensivi e inoffendibili
5. COSA È IN GIOCO NELL’OFFENDERSI
- Perché ci si offende
- Rispetto, onore, dignità
- Faccia sociale e identità personale
- Autostima e narcisismo
- Invidia, frustrazione e sensibilità
- Potere e gerarchia
- La reazione all’offesa
6. OFFESE PUBBLICHE
- Politica
- Recensioni
- Sport
- Musica
7. INGIURIA, SATIRA, RELIGIONE
- Condanne
- Satira
- Blasfemia
8. L’OFFESA DIFFUSA. IL POLITICAMENTE CORRETTO
- Il linguaggio politicamente corretto
- Spazi sicuri e trigger warning
- Appropriazioni culturali
- Cancellazioni della storia
- Cancel culture
9. OFFENDERSI IN RETE
- Perché lo smartphone fa di te un problema
- Riflessi condizionati di offesa digitale
- Hate speech
- Web e politica
10. ANTIDOTI ALL’OFFESA
- Gentilezza
- Diplomazia
- Comunicazione non violenta
- Scuse
- Perdono
11. IN DIFESA (PARZIALE) DELL’OFFESA
- Ciascuno ha il diritto di essere offeso
- Ma vale la pena di offendersi?
Le categorie e le forme dell’offendersi
Non si osa immaginare che cosa abbia scritto sul suo testamento, ma certo il commiato visivo dal mondo è stato originale. Il 27 gennaio 2020, sulle strade di Rimini, una locandina funebre veniva ad aggiungersi alle altre, quella della signora Irma, mancata a 84 anni. Il dettaglio che la rende un documento d’epoca è la posa nella foto, ove è rappresentata con un sornione sguardo di sfida e l’inequivocabile dito medio alzato. Le figlie hanno dichiarato ai cronisti che era uno spirito libero e irriverente, e tra le varie risorse iconografiche disponibili per commemorarla hanno ritenuto che questa meglio rispondesse al suo carattere, e che probabilmente la scelta sarebbe stata bissata sopra la lapide. Non si può escludere che abbiano liquidato la faccenda diplomaticamente, e avessero in realtà fatto solenne voto alla madre di tramandare esattamente questo suo messaggio alla posterità. Tra qualche millennio gli studiosi di reperti si divideranno, proprio come sino ad oggi sulla funzione dei dolmen di Stonehenge, riguardo ai destinatari e al sostrato psicologico del commiato. Che si trattasse di saldare il conto in sospeso con un conoscente o gli animatori della movida rivierasca, di sintetizzare a suo modo la limitatezza del Dasein heideggeriano oppure di portarsi avanti col lavoro (e dunque il gesto fosse rivolto ai becchini o mirasse addirittura più in alto), il dubbio essenziale però rimarrà sempre: ma la signora stava prendendo l’iniziativa di offendere o invece reagendo perché si sentiva offesa?
Prolifera in effetti nella contemporaneità un atteggiamento meno evidente di altri e ingiustamente collocato in secondo piano, che contribuisce tuttavia a spiegare diversi profili delle relazioni sociali più disparate. Si tratta del fatto che tutti, continuamente, si offendono.
Questo è tanto più vero se utilizziamo l’espressione nel proprio duplice significato: persone che reciprocamente si recano offesa, considerando l’insulto o la denigrazione uno strumento normale all’interno degli scambi comunicativi; e persone che si sentono, o almeno si dichiarano, intimamente ferite dal comportamento di qualcuno.
Il fenomeno cade ogni tanto sotto i riflettori soprattutto per la parte più visibile e circense, quella degli insulti, che vengono in effetti generosamente dispensati sui social, in certe trasmissioni televisive che vi fondano l’audience, nella corsa agli armamenti verbali che alcuni capi di stato hanno reso corredo dell’escalation missilistica. E chi avrebbe mai pensato che, non appena gli avessero tolto i capsomeri e l’acido nucleico da sotto il naso e ficcato un microfono sotto la bocca, i virologi avrebbero rapidamente convertito la sotterranea cattività da laboratorio in scoperta cattiveria dialettica, scambiandosi vituperi come camionisti che si contendono la corsia di sorpasso?
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Ma la mia ambizione è stata quella di realizzare un più vasto trattato sull’offesa, non strettamente legato all’epoca e con una certa considerazione per la varietà culturale. Il libro cerca dunque di rispondere a domande sul perché e come si offenda e ci si offenda. Direi che la prospettiva di osservazione preferita è proprio quella che riguarda il sentirsi offeso, che definisco offendersi riflessivo, contrapposto all’offendersi aggressivo, ma siccome i due atteggiamenti sorgono nello stesso momento, non sarebbe possibile analizzarne seriamente uno separato dall’altro. Nella pratica, poi tendono a sovrapporsi, perché l’offesa funge da stimolo e provocazione per un ritorno dell’offesa; e lo stesso sentimento di offesa veicola sovente un’aggressività finalizzata.
Come ho anticipato sopra, ritengo che il puro insulto sia sopravvalutato nella sua qualità di realizzare offese durevoli. Esistono altri modi verbali per ferire i sentimenti o la reputazione, e soprattutto altre forme di offese. Non intendo certo contestare che le parole siano pietre, ma vorrei aggiungere che certe forme di disattenzione sono randellate.
Individuo così tre categorie generali dell’offendersi, e al loro interno nove forme tipiche di offesa più gli insulti (che però sarebbero ricompresi nel dire male che è una delle nove), ai quali comunque, per la loro peculiarità linguistica, ho dedicato un capitolo a sé.
Specifico cosa sia veramente in gioco nell’offesa (dall’onore alla dignità, dalla reputazione all’autostima e al senso esclusivo della propria unicità, e altro ancora) e mi soffermo su alcuni antidoti alla sua nascita o perpetuazione, come la gentilezza o le scuse, nonché sulle forme di reazione, dall’antico duello al più classico dei bronci. Mi aiuto con esempi concreti (alcuni tratti dalla letteratura, dal cinema o dal teatro, o anche dalla mia esperienza personale); ed effettivamente mi piacerebbe che, oltre a fungere da stimolo alla riflessione astratta su un tema sorprendentemente poco esplorato, il libro possa offrire occasione di orientamento pratico, anche se poi ciascuno deciderà se sfruttare l’accresciuta competenza per limitare o invece allargare la quantità di offese in circolazione.
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Offendersi e usi del corpo
La mattina del 4 gennaio 1559, a Bologna, il nobile Carlo Antonio Desideri entrò per la messa domenicale nella chiesa di San Giovanni a Monte. La famiglia Hercolani, che già era schierata per assistere alla funzione, ebbe un sussulto. Ogni casato aveva la sua chiesa di riferimento e il nuovo venuto stava sconfinando dalla sua (Santa Maria dei Servi), (altro…)
Offendersi e scuse
Non porgere le scuse, talvolta, è un’offesa più grave del fatto per il quale ci si doveva scusare. Così è nelle interazioni occasionali, ad esempio se un passante ci pesta un piede o un professionista ci fa attendere per due ore oltre l’orario dell’appuntamento; anzi in questo caso la condotta, presa isolatamente, non è nemmeno un’offesa. (altro…)
Offendersi negli affetti
C’è un profilo dell’offesa che viene spesso trascurato da chi sermoneggia su come farsela scivolare addosso. (altro…)
Offendersi per colpa dello smartphone
La facile reperibilità cui espongono i dispositivi digitali mette maggiormente alla mercé del contatto indesiderato e costringe sulla difensiva gli utilizzatori che saggiamente operano una selezione fra quelli che ne richiedono l’attenzione.
Nella mia esperienza, però, si sono moltiplicati i casi di scostumatezza plateale, (altro…)
Offendersi con le statue
Ma è colpa del politicamente corretto pure se abbattono le statue? E poi, è davvero una colpa abbattere le statue? È vero, non ha senso offendersi con la storia, bisogna a volte cercare di cambiarne il corso, e tuttavia è difficile riuscirci se con la memoria di quella storia non si fanno i conti sino in fondo. (altro…)
Offendersi per gli insulti
Alcuni insulti, pensiamo a testa di cazzo, sin dall’origine sono privi di un’autentica denotazione. Ma non c’è tanta differenza con quelli che l’hanno persa per strada. Non esistono del resto un perfetto stronzo o il campione mondiale delle teste di cazzo; e se si adoperano queste espressioni è solo per spedirle in orbita, nel cielo dell’astrazione verbale, e rinforzare l’insulto.
Queste parole, che chiamerò insulti tipici, occupano uno spazio linguistico e sintetizzano un giudizio che più formalmente ed estesamente poteva esprimersi con «ti sei comportato male», «ti comporti sempre male» o «non hai ragionato in modo corretto, questo problema poteva essere risolto usando meglio l’intelligenza e non avresti procurato sofferenza agendo secondo etica» o anche «non si passa all’incrocio se il semaforo è rosso!». (altro…)
Offendersi come Achille
Alcune circostanze rendono la nostra un’epoca di esacerbata suscettibilità, e però condotte offensive e sentimenti offesi non rappresentano certo una novità. L’Iliade ce ne offre un vero trattato. A cominciare dal prequel: si offende la dea Eris per non essere stata invitata alle nozze di Teti e Peleo e lancia nella festa il pomo della discordia con sopra scritto «alla più bella»; (altro…)
Offendersi e gentilezza
La gentilezza, in effetti, è qualche passo in là oltre le convenzioni. Possiamo dire che rientra nell’etica? Sarebbe eccessivo affermare che chi non è gentile sta violando una regola etica. Ma sicuramente la persona gentile ha scelto di alzare l’asticella della sua etica personale, includendovi atteggiamenti e condotte non obbligatori, tradendo i quali sentirebbe di allontanarsi da quello che vuole essere. (altro…)
Offendersi sulla rete
Per quanto incredibile possa essere, ci siamo abituati a considerare normale la stabile violazione dell’anonimato nella sfera privata, e abbiamo preso a difendere l’anonimato nella sfera pubblica come regola generalizzata, e non come eccezione alla regola di apparire e rispondere delle proprie azioni. (altro…)
Offendersi per la blasfemia
I laici sono a volte superficialmente tranchant quando si tratta di affermare la superiorità della loro posizione morale rispetto a quella di un religioso fervente, osservando che noi tuteliamo la sua libertà- consentendogli di conservare le sue credenze nel foro interiore- mentre lui non vorrebbe tutelare le nostre, imponendoci le sue credenze. (altro…)
Offendersi nello sport
Lo sport immerge gli atleti in una mentalità particolare. Si deve ritenere normale che l’altro cerchi di prevalere e prevaricare, persino in alcuni casi violando le regole, come nel «fallo di gioco» in una partita di calcio: quando un attaccante è lanciato verso la rete avversaria e il difensore gli corre accanto senza tenerlo per la maglietta o sgambettarlo viene biasimato dal pubblico, (altro…)
Offendersi e duellare
Tra i requisiti per combattere in duello, oltre alla parità di lignaggio (e quindi esclusione di chi lignaggio ne possedeva punto), di particolare interesse ve ne era un altro: che la vertenza attenesse alle qualità strettamente personali e non scivolasse in un contenzioso di natura patrimoniale. Sarà stato, insomma, uno stadio imperfetto della cultura civile, (altro…)
Offendersi per le critiche
Criticare qualcuno non è per forza malevolo, e nemmeno necessariamente oppositivo. Il maestro di tennis che sbotta: «No, non così!» sta solo facendo il suo mestiere e l’interesse dell’allievo che non riesce a mettere dentro il campo una palla di servizio. Eppure anche questo richiamo potrebbe offendere il giocatore: perché è stato fatto a voce troppo alta, (altro…)