“Nella vita che conduco, non vado in cerca dell’impossibile compimento della persona che sono quanto piuttosto della fragile coerenza della persona che sto provando a essere”. La filosofia di Hagglund è potente, ambiziosa, presuntuosa (quelli che secondo lui non hanno capito sono più o meno coloro che esauriscono il pensiero economico e filosofico), irritante, emozionante. In teoria un saggio antireligioso, con la sua perentoria affermazione che la vita va ispirata a una fede secolare, e che in realtà – del resto una fede propugna – traccia una via spirituale alternativa, ai limiti della religione, che non solo accetta la finitezza umana ma ne fa il perno di un’esistenza pregna di senso. Un saggio di una profondità, certo qualche volta ripetitiva, che è raro trovare in autori contemporanei. Da anni non ci si imbatteva in una lettura tanto puntuale e originale di Kierkegaard e Sant’Agostino, ma anche di Hegel (e riesce a farci sembrare un gigante persino Knausgård: così si è costretti a perdonare un’interpretazione un po’ sbrigativa del disincanto di Weber e uno strano semi-occultamento di Heidegger e dell’essere per la morte, che avrebbe una certa consonanza con le sue tesi, se non addirittura un copyright).
Brutalmente: ogni religione che vuole alleviarci dalla sofferenza attraverso la promessa di eternità ci strappa dalla pienezza dell’esistenza, che è invece intrecciata con la nostra finitezza e con la paura che possiamo perdere quello che abbiamo conquistato. Non è certo il primo a dirlo, ma è uno di quelli che lo ha detto meglio, in modo più toccante, e le pagine sulla dipendenza l’uno dall’altro sono da pelle d’oca. Da quella prima parte sulla finitezza approda all’ideale di un nuovo socialismo che è bravissimo a descrivere nel suo tessuto morale e assai meno a tratteggiare nella sua declinazione pratica: lo sforzo di aggiornare Marx è di un’ingenuità disarmante e fallimentare. Però, per chi ama segnare a matita i passaggi da ricordare il libro fatica a chiudersi per lo spessore della tracciatura.
Martin Hagglund
Questa vita
Traduzione di Pierluigi Lago
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