La voce di Michael la leggiamo al presente, ma è la registrazione in diretta del passato, la voce di Juliet la leggiamo mentre dal presente esplora quello stesso passato con la maturità consapevole e il dolore che ne è sono scaturiti. La voce di Michael ci giunge libera e speranzosa, dall’immensità contemplativa e combattiva del mare, la voce di Juliet cupa, claustrofobica, rassegnata. Perché la questione è che Juliet sta leggendo il diario di bordo di Michael chiusa volontariamente in un armadio, alla fine un riparo ragionevole per proteggersi da un trauma inaccettabile, e lo splendido romanzo “La sposa del mare” alterna in questo modo quel che aveva scritto Michael e il pensiero di Juliet che completa la narrazione degli eventi e a volte ne sposta il fuoco. Non erano in barca per una crociera qualsiasi: la fuga dalla civiltà alla scoperta di mondi lontani è stata proposta da Michael, e psicologicamente subita da Juliet, per ritrovare quel che di sé stessi e della coppia è andato perduto e impartire una forma differente di educazione, anche sentimentale, ai due figli. La quotidianità in una situazione che per dei neofiti è estrema è tutto un perdersi, ritrovarsi, nascondersi l’uno all’altra e più profondamente scoprirsi; e all’illusione di prendere le redini del destino si sovrapporrà l’ineluttabilità del fato, al quale però si può replicare con una nuova determinazione. Poco convincente nella caratterizzazione dei bambini, il romanzo è intenso ed emozionante nel setacciare le torsioni emotive della coppia e si nutre di una scrittura brillante, capace di passare con naturalezza dalle burrasche rimuginanti dell’Io a quelle spettacolari della natura.
Amity Gaige
La sposa del mare
Traduzione di Laura Noulian
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