Recensione teatrale di Giulia Stok
Una nonna siriana che cerca la tomba del nipotino naufragato a Lampedusa, un politico europeo che discute con una cinica consulente di comunicazione, uno scafista con un’etica tragicamente impossibile da rispettare, un trafficante d’organi che lusinga la sua vittima: sono alcuni dei personaggi che fa sfilare Beppe Rosso nel suo ultimo lavoro “Troppi ormai su questa vecchia chiatta”.La pièce è un montaggio di una ventina di brevi scene drammatiche, molte con personaggi ricorrenti, tutte sul tema dei migranti.
Il regista e attore torinese da sempre racconta gli ultimi, che siano sfruttati sul lavoro, rom, barboni, o prostitute – esemplare la “Trilogia dell’invisibilità” progetto d’inizio anni Duemila. Questa volta porta in scena un testo di Matei Visniec, drammaturgo, poeta e giornalista romeno naturalizzato francese dopo la richiesta d’asilo negli anni di Ceausescu. Un testo di impatto immediato, che mette in luce il groviglio di questioni morali che la migrazione pone, con da un lato la paura di chi parte e l’ineluttabilità della fuga, dall’altro la paura e l’impreparazione di chi vede arrivare il diverso. Eccezionali, nella loro esilarante durezza, i (visionari? forse ancora per poco) siparietti sulle varie “fiere della sicurezza”, in cui signorine discinte pubblicizzano i più incredibili arnesi per proteggersi dai clandestini. Invece, mentre racconta le vicende dei migranti, il suo essere letteralmente esemplare è forse l’unico limite del testo, perché la volontà militante rischia di far diventare la galleria di personaggi, con relativo svolgersi di tragedie possibili, un filo didascalica. Restano momenti di grande impatto emotivo, che si stagliano sulla scena spoglia con la forza di una tragedia classica.
Foto di Ilary Traverso
Tra gli attori, eccezionale la versatilità di Miriam Fieno, che in pochi minuti passa da interprete addolorata a consulente severa a soubrette idiota, e irrefrenabile la capacità di creare empatia di Bamba Seck, perfino nei panni di aiutante omicida di scafista. Beppe Rosso porta come sempre in dote a tutti i personaggi la sua grande umanità, tirando fuori, con comprensione, i limiti e le piccolezze che guidano le azioni di ognuno di noi. Ancora una volta, fa un vero teatro di impegno civile.
Dove: fino al 5 gennaio, al teatro Gobetti di Torino.
Info: www.teatrostabiletorino.it
www.teatriindipendenti.org
Foto di Christian Burruano
Foto di Christian Burruano
Foto di Christian Burruano
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Merita
Niente male
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Anche no
Da dimenticare
Terrificante
Si salvi chi può
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