“Ero straniero e non ami avete accolto#Aquarius”. Questo tweet di Monsignor Ravasi è stato seguito da una bordata di insulti beceri, e da tempo analogo malumore è riservato agli interventi del Papa sulla questione umanitaria dei migranti. Frequente è il tormentone sul genere “ma perché non li prendete voi in Vaticano?” che ovviamente non è un capolavoro di intelligenza, non fosse altro per la plateale incongruenza del confronto, perché in ogni caso la Caritas li prende nelle parrocchie e perché il Vaticano è la somma dei suoi edifici e a nessuno in Italia viene chiesto di tenere gli immigrati nel suo salotto. Ma quel che è più impressionante (e preciso che non sono cattolico) è che qualcuno pensi che la Chiesa possa dire il contrario: ma stessero a casa loro, chiudiamo pure le stazioni oltre i porti, se hanno fame si arrangiassero…non è un partito politico che deve tenere buoni i suoi elettori e non avanza un’opinione, ma una fede. Non so quale catechismo abbiano letto, ma qui bisogna ripartire dai fondamenti. Lo vedi quel signore vestito di bianco? E’ il paa-aapa, e poi spiegare di cosa si occupa per definizione, e del perché non sarebbe carino, come minimo dal suo punto di vista, che dicesse cose troppo diverse da quel tale Gesù. L’aspetto più buffo è che una delle principali ragioni sventolate contro l’immigrazione africana è la difesa delle radici della cristianità. Eppure tanto odio verso quelle radici, che comprendono l’accoglienza e l’amore per gli ultimi (e perciò non sono un blasone ma un fardello pesantissimo), è difficile sentirlo risuonare persino nell’Isis.
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