C’è un romanzo nel romanzo, ed è la storia di questo romanzo. Accolto nel 1977 dall’editor dell’Einaudi, Italo Calvino, salvo proposte di revisione, rifiutate dall’autore che dice o così o niente, pubblicato lo stesso dall’Einaudi,
non ripubblicato in ristampa per mancanza di autorizzazione dell’ombroso autore, ripubblicato dall’editore napoletano Pironti dopo la morte di Nicola Pugliese, ora in corso di pubblicazione nel mondo e che ha già sbancato per successo critico in Inghilterra nel 2017.
E’ la storia di quattro giorni ininterrottamente temporaleschi nella città di Napoli “in attesa che si verifichi un accadimento straordinario” che si attende invano , anche se ne accadono tanti sorprendenti e minuscoli nelle piccole storie intrecciate di piccole vite, tra cui quelle di Andreoli Carlo, giornalista alter ego dell’autore per molte pagine impegnato in un’epica rasatura della barba. La Napoli di Malacqua è un contraltare di Ferito a morte di La Capria, anch’essa in attesa di un evento straordinario ma piegata al culto della bella giornata. E’ una Napoli senza colorismo, cupa, ma come sa essere intimamente cupa anche quella di Elena Ferrante. Un stile crudo e ricercato, impregnato stilisticamente di ripetizioni senza però nessuna concessione al barocchismo, napoletano nell’evocazione delle magie, delle superstizioni, di strade che si squarciano crepate per metafora e per realismo. “E sulla città questo velo di pioggia, e si avvertiva l’attesa, quest’attesa sfibrante come agonia d’animale, viva e densa come sangue che esca interminabile”. I personaggi sono menzionati per cognome e nome, come nei verbali della Questura. La prosa soffocante e ipnotica di Pugliese si abbatte sulle pagine come la pioggia, quasi mai concedendo la pausa speranzosa di un a capo.
Nicola Pugliese
Malacqua
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