Recensione del film Due amici

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Sulle ali del discreto successo di quel mezzo bidone che è stato L’uomo fedele, viene distribuita nella sale l’opera prima di Louis Garrel, Due amici, risalente al 2015, e già accompagnato dalla simpatia della critica che ha adottato questo figlio d’arte promuovendolo oltre i suoi meriti.

 

Non è che nel film sia tutto male. Il soggetto, tratto da De Musset, all’inizio è promettente. Mona è una detenuta in semilibertà, che lavora all’esterno ma deve tornare in carcere a dormire. Conosce l’impacciato, maldestro e tenerone Clement, e dopo avere accettato la sua corte lo pianta in asso pur di non rivelargli la vera ragione per cui non può uscire con lui la sera. Clement chiede aiuto all’amico del cuore Abel, garagista con velleità poetiche e svelto conquistador. I due tirano Mona giù dal treno di ritorno, senza sapere che guaio le hanno combinato. La ragazza si sente attratta dall’Uomo senza Qualità e dal suo fascino tenebroso e rieccoci al ménage à trois caro al cinema francese e allo stesso Garrel (vedi L’uomo fedele), che sembra avere verso il tema un atteggiamento quasi prescrittivo più che descrittivo.

 

Garrel ha visto del buon cinema e questo si avverte in scene minori, ottimamente sospese nell’incanto del grottesco: dalla richiesta del parere su un suo testo a una donna che ha fatto benzina a un allestimento assurdo che replica le contestazioni del Sessantotto innestandosi sul dramma sentimentale dei tre personaggi; e su tutte un’esilarante attesa al commissariato dove i due amici sono stati tradotti per equivoco. Il problema sono le scene maggiori. Il costrutto del film vorrebbe essere il conflitto tra l’amore e l’amicizia, che diventa meno agevole da gestire quando – ed è questo il caso – fra i due amici intercorre una latente attrazione omosessuale. Ci sono tanti modi di raccontare l’amore e l’amicizia ma Garrel non sa proprio per che verso prendere l’una e l’altro (specie l’amore, in verità). Come del resto gli manca del tutto la capacità di toccare le corde emotive, e non solo per la tendenza a sfumare il dramma in una comicità surreale che strappa il sorriso piuttosto di rado.

 

Il regista non riesce a conferire una decente credibilità psicologica ai suoi eroi, anzi nel corso del film riduce a zero quella di Mona. Tra i piccoli orrori si segnala un balletto pseudo-sexy in un bar a pro di Abel e una sbaciucchiata equanime agli spasimanti lungo una china che prende per tutti una pesante regressione adolescenziale. Garrel ritaglia per sé il solito ruolo in cui tace troppo e troppo pensosamente. La trama non si evolve e sai già che pure stavolta si rifugerà in un nulla di fatto. Nella parte di Mona recitava la precedente compagna del regista (quelle di ora è Laetitia Casta), Golshifthe Farahani che subito dopo concluse la relazione durata quattro anni. E chi sa che il film non sia stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

 

Due amici

Louis Garrel

Votazione finale

I giudizi

soli_4
Perfetto


Alla grande


Merita


Niente male


Né infamia né lode


Anche no


Da dimenticare


Terrificante

ombrelli_4
Si salvi chi può

Di |2020-09-11T15:17:29+01:0026 Luglio 2019|Il Nuovo Giudizio Universale|

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