Recensione del film “Alcarràs”
Il tempo delle mele, si chiamava un celebre film pop degli anni ottanta su un amore adolescenziale. Il tempo delle pesche, potrebbe in alternativa chiamarsi quest’opera tenera, spigolosa, sincera e socialmente impegnata, (altro…)
Che razza di libro! di Jason Mott
Il protagonista di Che razza di libro! è uno scrittore che gira gli Stati Uniti per presentare il suo libro che si intitola Che razza di libro! , un libro che sta avendo un certo successo – anche se gli editori, (altro…)
Contro i sedentari. Estratto da “Camminare” di Thoreau
Libri usati
O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.
Io, che non riesco a rimanere nella mia stanza neppure un giorno senza ricoprirmi di ruggine, quando mi accade di poter predisporre la mia passeggiata soltanto alle undici, o alle quattro del pomeriggio, troppo tardi per riscattare quel giorno, nell’ora in cui le ombre notturne iniziano a fondersi con la luce del giorno, sento di aver commesso un peccato che devo espiare, e confesso che mi stupisce sempre la grande capacità di resistenza, l’insensibilità morale, per meglio dire, dei miei vicini, tutto il giorno reclusi, per settimane, per mesi e per anni, in botteghe e in uffici, come se ne facessero parte. Non so di che stoffa siano fatti, là seduti alle tre del pomeriggio, come se fossero le tre del mattino. Bonaparte parla del coraggio delle tre del mattino, ma esso non è nulla in confronto al coraggio che alle tre del pomeriggio si accampa con allegria e decisione dinanzi alla nostra volontà, che pure abbiamo tenuto a bada per tutta la mattina, prendendo per fame una guarnigione alla quale siamo legati da così forti vincoli di simpatia. Mi sorprende che all’incirca a quest’ora, o diciamo tra le quattro e le cinque del pomeriggio, troppo tardi per i giornali del mattino e troppo presto per quelli della sera, non si avverta per le strade un’esplosione generale che disperda ai quattro venti, per una boccata d’aria, una moltitudine di idee stantie e di fantasie coltivate tra quattro mura; in tal modo il male porrebbe rimedio a se stesso.
I matrimoni tra divi di Hollywood, quando non rientrano nel brand marketing, sono il più delle volte l’unione di due squilibrati che passano più tempo insieme (altro…)
Pronto, mi sento? Sally Rooney e l’amore ai tempi dei millenials
A parte molte altre, c’è una differenza sostanziale tra Jane Austen e Sally Rooney: le eroine di Jane Austen (cui la Rooney viene sovente associata) sognano un buon matrimonio, i personaggi di Sally Rooney sognano una bella scopata. (altro…)
Charles Ray, lo spazio allucinato
Ufficio Visti
Nessuna foto di una scultura è mai in grado di restituire una percezione vagamente simile a quella dal vivo. Questo vale a maggior ragione per le opere di Charles Ray che hanno due punti cardinali, (altro…)
Dove ci porteranno i droni
Sull’uso militare dei droni
Marylin Monroe fu il primo volto pubblicitario dei droni. In realtà, non era ancora Marylin Monroe e nemmeno era ancora un’attrice: era ancora Norma Jean Daugherty, aveva diciotto anni e lavorava come operaia nella fabbrica Radioplane, che brevettava velivoli senza pilota. Era il 1944, il termine significava “ronzoni”, ed era un’onomatopea del rumore che producevano: si trattava di modellini e la loro natura era così fatua che la naturale conclusione del gioco era il loro abbattimento. (altro…)
Ci sono un sacco di cose negative che non sarebbero poi così male se almeno andassero peggio (altro…)
La terapia dello scrivere. Estratto da “Un apolide metafisico” di E.M. Cioran
Libri usati
O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.
Scrivo per me stesso. Mi sono accorto che scrivere mi faceva bene. (…) Ebbene, per me lo scrivere è esattamente questo, è attenuare una sorta di pressione interiore, allentarla. Insomma, una terapia. (…)
Ma allora, si potrebbe dire, perché pubblicare? Glielo spiego: anche il fatto di pubblicare è molto importante, contrariamente a quel che si pensa. Per quale motivo? Perché una volta pubblicato il libro, le cose che hai espresso ti diventano estranee – non del tutto, ma in parte sì. Quindi l’alleggerimento sperato è ancora più grande. Non sei più tu. ti sei liberato di qualche cosa. È come nella vita, lo dicono tutti: uno che parla, che racconta i suoi dispiaceri, si libera. Proprio chi tiene tutto per sé, proprio il taciturno è quello che si ammazza, quello che crolla, o che magari commette un delitto. Mentre il fatto di parlare ti libera. E il fatto di scrivere pure. Sono cose molto ovvie, ma io le ho sperimentate. E quindi dico a tutti: pubblicate i vostri manoscritti, per male che vada, vi farà comunque bene. E tutte le ossessioni di cui parlate avranno per voi meno importanza.
E.M. Cioran, brano tratto dal libro-intervista “Un apolide metafisico”
Perché la crisi di Netflix non è una cattiva notizia
L’evento sociologico e finanziario degli ultimi dieci giorni è la crisi di Netflix. Com’è noto, il colosso dello streaming ha annunciato che, per la prima volta dopo dieci anni, nel trimestre gennaio-marzo i suoi abbonati sono diminuiti, e ancora diminuiranno alla fine del prossimo. E il giorno dopo ha dovuto far fronte a una mazzata in borsa, lasciando sul terreno il 35% di valore delle sue azioni (54 miliardi di dollari), il peggior giorno di trading per un’azienda nella borsa americana, dal 2004 in poi. (altro…)
Recensione del film “C’mon C’mon”
La relazione di paternità è da circa un ventennio una delle trame predilette dal cinema. Mancava l’esplorazione della condizione di zio, e C’mon c’mon di Mike Mills rimedia a questa lacuna: o almeno fa finta, perché quella che mette in scena è una contingente relazione di simil-paternità (d’altronde nelle tribù che studiava l’antropologo Evans Pritchard il ruolo di padre era assegnato allo zio). Jesse è un ragazzino vivace, curioso, introverso riguardo ai sentimenti, prepotente, brillante e logorroico. (altro…)
Recensione del film “Ali & Ava”
Il film che ci coinvolge è capace di farci immedesimare nei personaggi al punto da sognare di essere il protagonista, ripeterne i gesti eroici, le scelte coraggiose: quando si è bambini o anche ragazzi, anzi, (altro…)
Estratto da “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus
Libri usati
O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.
LA SCHALEK (entra e si guarda intorno): Di tutti i problemi di questa guerra, quello che più mi interessa è il problema dell’ardimento personale. Prima della guerra ho meditato spesso sull’eroismo, giacché ho conosciuto parecchi uomini che giocavano d’azzardo con la vita: cowboy americani, pionieri delle giungle e delle foreste vergini, missionari del deserto. Ma il più delle volte erano anche figure d’eroi, coi muscoli tirati, scolpiti per così dire nel bronzo. Come sono diversi gli eroi che incontriamo oggi in questa guerra mondiale. È gente che ama le barzelletto più innocenti, che ha una tacita passione per la cioccolata con la panna e nello stesso tempo ha da raccontare esperienze tra le più straordinarie della storia dell’umanità. Eppure… l’ufficio stampa militare è installato su un vapore in disarmo ancorato in una baia. La sera si banchetta, ci si diverte a suon di musica; se chiudi gli occhi… quasi sogneresti di trovarti ancora a un’allegra serata del circolo ufficiali. Be’, sono curiosa di vedere se questo sottotenente di vascello… ah eccolo! (entra il sottotenente) Non ho molto tempo, sia breve. Lei è bombardiere, che sensazioni le dà questo fatto?
SOTTOTENENTE: Di solito incrociamo una mezz’oretta sulla costa nemica, sganciamo qualche bomba sugli obiettivi militari, guardiamo come esplode, fotografiamo lo spettacolo e poi via a casa.
LA SCHALEK: E mai stato in pericolo di morte?
SOTTOTENENTE: Sì.
LA SCHALEK: Che cosa ci ha provato?
SOTTOTENENTE: Che cosa ho provato?
LA SCHALEK (a parte): Mi squadra con una certa diffidenza, cerca di valutare, senza quasi rendersene conto, se sono in grado di comprendere certe crudezze. (a lui) Noi non combattenti ci siamo fatti in materia di coraggio e di viltà delle idee così stereotipate che l’ufficiale di fronte ha sempre paura di trovarci insensibili all’infinita gamma di sensazioni che in lui si alternano continuamente. Ho indovinato?
SOTTOTENENTE: Come? Lei non è combattente?
LA SCHALEK: Non si scandalizzi. Lei è un combattente e io voglio conoscere le sue sensazioni. Soprattutto, come si sente dopo?
SOTTOTENENTE: Sì, è strano. Mi sento come un re che di colpo è diventato uno straccione, voglio dire: ti senti quasi come un re quando ti libri in alto, irraggiungibile, su una città nemica. Quelli di sotto se ne stanno indifesi… in tua balìa. Nessuno può scappare. Nessuno può salvarsi o ripararsi. Ogni cosa è in tuo potere. C’è un che di maestoso, tutto il resto scompare, qualcosa di simile deve averlo provato Nerone.
(…)
LA SCHALEK: Non è quello un uomo semplice, un anonimo? Quello saprà dirmi con parole sue di cosa è fatta la psicologia della guerra. Il suo compito è tirare il cordino del mortaio – sembra una cosa semplice, eppure quali imprevedibili conseguenze, sia per il nemico tracotante, sia per la patria, sono legate a questo momento! Ne sarà consapevole? Sara spiritualmente all’altezza di questo compito? Certo, quelli che se ne stanno a casa, del cordino non sanno altro se non che rischia di venire a mancare, neppure immaginano quali eroiche possibilità di schiudano all’uomo semplice al fronte, che tira il cordino del mortaio (si rivolge al cannoniere) Mi dica dunque, quali sensazioni prova quando tira il cordino? (il cannoniere la guarda stupito) Che pensieri le vengono, allora? Guardi, lei è un uomo semplice, un anonimo, ma deve — (il cannoniere tace, sconcertato) Voglio dire, che cosa pensa quando spara col mortaio, deve pur pensare qualcosa, cosa pensa in quel momento?
CANNONIERE: (dopo una pausa in cui ha squadrato la Schalek da capo a piedi): Proprio niente!
LA SCHALEK (allontanandosi delusa): E questo sarebbe un uomo semplice! Io quest’uomo semplicemente non lo nomino! (procede lungo il fronte)
Libera nos a malo
Cent’anni fa nasceva Luigi Meneghello
Certo è uno dei romanzi più belli e significativi del secondo Novecento italiano, e probabilmente quello con il titolo più originale. Libera nos a malo può suonare cupo e spigoloso ma è un felicissimo calembour, un gioco di parole fondato sul luogo di svolgimento della storia e di nascita di Luigi Meneghello, il paese vicentino di Malo. (altro…)
Etica dei principi ed etica della responsabilità
A cosa dovremmo ispirare la nostra condotta etica: alla tutela dei principi o alla valutazione delle conseguenze? Questo dilemma, che attraversa costantemente la vita quotidiana anche di chi non lo riconosce in questa forma, è di profonda attualità pubblica riguardo alla posizione che l’Occidente deve assumere rispetto alla guerra in Ucraina, specialmente per quanto concerne l’invio delle armi.
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Ai russi che specificano “Non è una guerra, è un’operazione militare speciale” bisognerebbe spiegare che a creare la reazione, l’allarme e l’uso di sanzioni come deterrente è stata propria questa considerazione. (altro…)
Recensione del film “Il potere del cane”
Così, senza nessuna seria cognizione e per puro istinto, verrebbe da pensare che tra Montana e Nuova Zelanda ci sia una bella differenza: e invece la Nuova Zelanda dei giorni nostri si rivela un eccellente scenario cinematografico per rappresentare il Montana del 1924.
La collezione di dischi del Wrog/10: Penguin Cafe Orchestra
Brevi video-consigli per formarsi una discoteca non convenzionale
Tre brevi lezioni sul rumore/2. Il rumore nella comunicazione
In una qualsiasi comunicazione ci sono tre cose che non possono mancare: almeno un mittente, almeno un destinatario e un canale di comunicazione. Si definisce per lo più rumore un’interferenza sul canale: ad esempio un disturbo della linea in una conversazione telefonica o la sirena dell’antifurto che aggredisce la medesima colonna d’aria lungo la quale stiamo conversando con un amico. In realtà non è detto che il rumore debba essere rumoroso, basta che distorca: una mascherina chirurgica sulla bocca è una forma di rumore, perché pregiudica la chiarezza del suono. (altro…)