Certo che se è dovuto andare in uno stadio a raccogliere applausi, Putin, significa che la guerra sta andando veramente male. E forse anche il consenso interno è più fragile di quel che sembra. (altro…)
Recensione del film “Belfast”
Sulla scia di colleghi registi come Cuaron e Sorrentino, Kevin Branagh gira un film autobiografico sulla sua infanzia e il luogo natale: nel suo caso, Belfast, della quale tanti hanno dimenticato la sanguinosa guerra civile tra Unionisti Protestanti e Cattolici che l’attraversò. (altro…)
Vivian Maier
Ufficio Visti
Probabilmente fu l’inventrice del selfie. Nei suoi “autoritratti” fotografici appare riflessa o mescolata con la strada che fotografava: (altro…)
I robot? Sono povere bestie
L’intelligenza artificiale e l’utilizzo degli animali da parte dell’uomo
E se invece di considerare i robot delle repliche, pur parziali, (altro…)
Brevi considerazioni sulla guerra
Non c’è altra specie cui sia noto il fenomeno della guerra, salvo due eccezioni nel mondo degli insetti: le termiti e soprattutto le formiche. Queste ultime, in particolare, sono gli unici animali, fuori dall’uomo, che conoscono la proprietà, possiedono riserve e beni, hanno dimore stabili e lavorano secondo gli ordini che ricevono in modo disciplinato. Secondo Gaston Bouthoul, cui si deve uno dei più completi saggi sulla natura e le ragioni della guerra (altro…)
Recensione del libro “Il digiunatore” Enzo Fileno Carabba
Incendiato dall’ambizione di realizzare qualcosa di ammirevole, segnato nell’infanzia dalla povertà fulminante del dissesto paterno e dai transiti di incredibili artisti circensi (altro…)
L’Università della Bicocca prima blocca un corso di Paolo Nori su Dostoevskj, per ragioni di opportunità, e poi lo condiziona all’inserimento nelle lezioni di autori ucraini, e giustamente Nori si ritira. (altro…)
Se ogni secondo si ripete. Estratto da Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”
Libri usati
O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.
Se ogni secondo della nostra vita si ripete un numero infinito di volte siamo inchiodati all’eternità come Gesù Cristo alla croce. È un’idea terribile. Nel mondo dell’eterno ritorno, su ogni gesto grava il peso di un’insostenibile responsabilità. Ecco perché Nietzsche chiamava l’idea dell’eterno ritorno il fardello più pesante.
Se l’eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza.
Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa? Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d’amore di tutti i tempi, la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell’uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l’immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, quanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica.
Al contrario, l’assenza assoluta di un fardello fa sì che l’uomo diventi più leggero nell’aria, prenda il volo verso l’alto, si allontani dalla terra, dall’essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato.
Che cosa dobbiamo scegliere, allora? La pesantezza o la leggerezza?
Estratto da Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”
Recensione del film “I cieli di Alice”
Era cominciata così bene e invece…questo potrebbe essere il rimpianto della protagonista ma, per come la vedo io, anche dello spettatore. Alice è una ragazza svizzera che negli anni settanta arriva a Beirut (erano gli anni in cui il Libano era chiamato la Svizzera del Medio Oriente) e incontra Joseph, (altro…)
La collezione di dischi del Wrog/8: “La prima sinfonia di Scriabin”
Brevi video-consigli per formarsi una discoteca non convenzionale
Ma solo i bambini? Estratto da “Lo sviluppo sociale del bambino” di Jean Piaget
Libri usati
O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.
“Il soggetto afferma sempre e non dimostra mai”
Un aspetto colpisce nel pensiero del bambino piccolo: il soggetto afferma sempre, e non dimostra mai. Notiamo d’altra parte che questa carenza della prova deriva naturalmente dai caratteri sociali della condotta in quell’età, cioè dall’egocentrismo concepito come mancanza di differenziazione fra il proprio punto di vista e quello degli altri. È infatti esclusivamente nei confronti degli altri che si è portati a cercare prove, mentre a sé si crede sempre subito, almeno sino a quando gli altri ci abbiano insegnato a discutere le obiezioni, e di conseguenza si sia interiorizzata tale condotta in quella forma di discussione interiore che è la riflessione. Quando si interrogano bambini al di sotto dei sette anni si è sempre colpiti dalla povertà delle loro prove, dalla loro incapacità a motivare le proprie affermazioni, e persino dalla difficoltà che provano nel ritrovare retrospettivamente come vi siano giunti. Allo stesso modo, dai quattro ai sette anni, il bambino non sa definire i concetti che usa, e si limita a indicare gli oggetti corrispondenti e a definirli secondo l’uso (“serve a”), ciò a causa della duplice influenza del finalismo e della difficoltà di giustificazione.
Jean Piaget, estratto da “Lo sviluppo sociale del bambino”
La collezione di dischi del Wrog/7: “Sun that never sets” dei Neurosis
Brevi video-consigli per formarsi una discoteca non convenzionale
Gatti scalciati e baci rubati
Oltre il sensazionalismo dell’istante
La scorsa settimana il calciatore del Chelsea Kurt Zouma ha postato un video in cui fa un mazziatone al suo gatto, colpendolo con manrovesci e pedate, una in particolare simile al rinvio dal fondo. Il trattamento sembra più plastico che crudele: Zouma, filmato dal fratello che insieme a lui si sbraca dalle risate, cerca l’effetto spettacolo. Quel che appare più incredibile non è tanto che si accanisca contro il gatto (benché in termini di empatia extra-specifica tra uomini e felini sia questo l’aspetto più deplorevole) ma che si sia fatto l’idea che le immagini in rete sarebbero risultate divertenti. (altro…)
Recensione del libro “Un amore” di Sara Mesa
In questo romanzo avaro di sensazionalismi ma pieno di microeventi che irradiano la loro forza nascosta per un tempo indefinito, (altro…)
Recensione del film “After love”
La dolce lentezza della vita domestica. Lo scambio di piacevoli futilità da una stanza all’altra mentre la donna prepara il tè per sé e per il marito. Non fa tempo a porgergli la tazza (e noi a vedere il marito) (altro…)
Mettersi in coda
Sei ore di coda per fare il vaccino: accadeva ancora all’inizio di quest’anno presso alcuni hub meno efficienti. D’altronde, tra quelli che si lamentavano ce n’erano alcuni disposti a mettersi in coda per i saldi alle sei del mattino senza fiatare. La frustrazione dello stare in coda è direttamente o inversamente proporzionale all’indispensabilità del bene per il quale si sta sopportando l’attesa? (altro…)
La caccia all’uomo di Mondrian
Ufficio Visti
Una mostra al Mudec di Milano
Le mostre su Piet Mondrian si sono tante volte focalizzate sul suo legame con la teosofia o sulla purezza spirituale della sua astrazione coloristica e geometrica. (altro…)
La più formidabile attitudine riproduttiva dimostrata dal sistema capitalistico è quella di trasformare qualsiasi insorgenza di opposizione culturale, antagonistica o correttiva, in una merce mainstream (altro…)
Tania Bruguera vuole darvi fastidio
Tania Bruguera è un’artista concettuale nel senso più rigoroso del termine, e in diversi frangenti della sua opera il mezzo estetico non è solo al servizio dell’idea, ma scompare quale mezzo estetico: o quando sopravvive, (altro…)