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Archivio cronologico2020-09-11T15:17:17+01:00

Valeva davvero la pena di impiccarci all’IVA?

18 Ottobre 2019|Limite di velocità|

La Legge di Bilancio ha scongiurato il temuto aumento dell’Iva, che del resto era stato uno dei capisaldi dell’accordo estivo tra forze politiche del nuovo governo. Passata la paura, vale forse la pena- a futura memoria- di chiedersi se davvero un aumento delle aliquote Iva sia quanto di peggio possa capitare alla nostra economia e alle tasche dei cittadini. Sin qui l’argomento è un tale tabù che è stata ricacciata indietro la suggestione di una loro rimodulazione, cioè l’aumento su alcuni beni e la riduzione su altri con effetti neutri di bilancio e a solo scopo redistributivo. (altro…)

Caduta massì

18 Ottobre 2019|Versi, versi pure|

Chissà chi è l’inetto, l’imbecille
che nella notte ci sostituisce
lo scendiletto kilim
con ghiaccio e suole lisce.
Che tende funi fuori sul percorso
e disallinea biglie di traverso
sul pavimento di linoleum,

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Se essere laici diventa una forma di religione

18 Ottobre 2019|Limite di velocità|

Il problema del multiculturalismo e le azioni pratiche

Il multiculturalismo è qualcosa di più della pacifica convivenza tra gruppi differenti in una stessa comunità: è il riconoscimento di diritti per il fatto di essere membri di quella specifica comunità, e quindi più precisamente è l’attribuzione di quei diritti alla comunità. (altro…)

Recensione del film “Le verità”

18 Ottobre 2019|Il Nuovo Giudizio Universale|

Non sono tanti i grandi registi di altre latitudini che scelgono di trasferire la loro maestria nel contesto europeo, e quelli che ci hanno provato si sono mostrati in difficoltà a riadattare i propri codici espressivi nel mutamento ambientale (da ultimo l’iraniano Fahradi in Everybody Knows).

La prova di Kore-eda, sotto questo profilo, è certamente una felice eccezione. L’autore di Affari di famiglia, conservando il nucleo tematico che gli sta a cuore,

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Stretti e contraddetti

18 Ottobre 2019|Stretti e contraddetti|

“Con il mio governo erano aumentati il numero degli occupati e i fondi per la scuola. Ma lei invece perché non ha querelato Savoini?”
“Se mi hanno votato un italiano su tre mica possono essere tutti stupidi, dalle barche scendono gli stupratori e io non voglio essere il servo della Merkel e di Macron, uh ma sei un genio incompreso (altro…)

Macchine come me di Ian McEwan

18 Ottobre 2019|Libri consigliati|

Un romanzo sull’intelligenza artificiale sullo sfondo della Brexit potrebbe apparire sin troppo furbamente intinto nell’attualità. Ma Ian McEwan sa sempre come sparigliare le carte e sposta il tema di oltre 35 anni indietro, in un immaginario 1982 nel quale la Gran Bretagna ha perso la guerra della Falkland e Turing non si  è suicidato nel 1954 ma lavora attivamente nel mondo dell’intelligenza artificiale, e l’ha condotta a un livello assai superiore alla vita, al confronto grama, che menano gli algoritmi di oggi. (altro…)

Brani dall’introduzione

27 Settembre 2019|Storia e pratica del silenzio|

Il silenzio, in termini più laici, è stato nel Novecento lungamente biasimato, sia in nome della trionfante rumorosità del moderno sia in quanto colpevole diserzione dalla denuncia di genocidi, crimini odiosi, diseguaglianze sociali. Ma negli ultimi anni il vento è cambiato: fattori propulsivi della sua rivalutazione sono il successo delle pratiche di meditazione orientale, la saturazione acustica indotta dall’urbanizzazione, le forme tecnologiche di interazione sociale (che spingono in senso contrapposto rendendo dilagantemente verbale la distanza e spesso muta la prossimità), la maggiore lontananza storica e geografica intercorrente con i regimi politici che spogliano i cittadini della parola. E forse ha preso corpo la profezia di Susan Sontag, per la quale “man mano che diminuisce il prestigio del linguaggio aumenta quello del silenzio”. Già quest’elenco, tuttavia, evidenza come ciò che definiamo silenzio abbracci una serie di fenomeni totalmente eterogenei. Quel che li accomuna è che il silenzio viene sempre più presentato e percepito come una componente desiderabile dell’esistenza.

C’è tuttavia una confusione da dissipare, procedendo alle debite distinzioni categoriali che aiutano a non scivolare nelle semplificazioni. Esistono, in primo luogo, un silenzio rispetto al rumore e un silenzio rispetto alla parola.

Non dobbiamo dunque sorprenderci che esso condizioni le nostre vite con una forza forse non inferiore a quella delle parole, al punto che le strutture istituzionali e sociali, non soltanto quelle estreme come il carcere o il convento, sono rese comprensibili anche dai silenzi che le attraversano.

A maggior ragione, riprendiamo la questione del valore del silenzio. Quand’anche fosse possibile contestualizzarlo puntualmente, in base a cosa dovremo realmente considerarlo o meno con favore? La mia tesi è che il giudizio sui singoli silenzi vada messo in relazione con la libertà e l’etica.

Il tema del rapporto tra silenzio e libertà è assente o marginale nella riflessione teorica. Riguardo al rumore, esso comprende certo la libertà di sottrarsi al frastuono del mondo, per chi se lo può permettere; ma ancor più interessante mi pare l’esercizio della libertà individuale o collettiva di scegliere tra la parola e il silenzio, odiose come sono le costrizioni verso l’una o l’altro. Negli studi sulle discriminazioni, curiosamente, ci si concentra solo sull’obbligo di tacere e non sulla violenza, ancora più sottile, di essere costretti a rompere il silenzio che la dignità esigerebbe di mantenere. Il corrispettivo di quell’esortazione intellettuale che è: “Dillo con parole tue!” si sostanzia in: “Taci con i silenzi tuoi!”.

Inevitabilmente, chiamando in causa la libertà, assume un rilievo centrale il piano dell’etica. È normale chiamare un gruppo, un ente o un singolo soggetto a dare conto delle sue dichiarazioni; meno comune, tutto sommato, che ne venga invocata la responsabilità per i suoi silenzi, se non in casi macroscopici. Credo invece che dovremmo abituarci a considerare la gestione dei silenzi un architrave del nostro agire nel mondo, oltre che un buon parametro di giudizio delle istituzioni, delle organizzazioni e di chi le rappresenta. Nella sfera delle interazioni personali gli effetti drammatici di alcuni silenzi, frutto delle inibizioni, delle frustrazioni e dei giochi di dominio che li alimentano, segnano irreversibilmente le storie degli individui, con il torto ulteriore di giovarsi vigliaccamente della loro invisibilità.

Dieci brevi tesi

27 Settembre 2019|Storia e pratica del silenzio|

“Storia e pratica del silenzio” estratti dal capitolo “Sull’uso pratico del buon silenzio. Dieci brevi tesi”

Credo sia chiaro per chi è arrivato alla fine che questo libro non è esattamente una perorazione del silenzio, specialmente di quello verbale. Una discreta quota dell’infelicità distribuita nel mondo discende da silenzi, dall’assenza di una parola o di un discorso che avrebbe potuto spiegare, proteggere, incantare, accogliere, unire, sciogliere, richiamare. Ma ho voluto mettere in discussione una certa concezione del silenzio come pura negazione o passività, (altro…)

Silenzio e linguaggio

26 Settembre 2019|Storia e pratica del silenzio|

“Storia e pratica del silenzio” estratti dal capitolo “Grammatica del silenzio”

Dopo aver fatto conoscenza con il silenzio nelle sue espressioni storiche, metaforiche, spirituali, artistiche, frutto di repressione o di impedimento fisico è venuto il momento di porci dinanzi all’interrogativo fondamentale per penetrare sino in fondo nella sua natura: il tacere è veramente il contrario del parlare? (altro…)

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