Quando il mondo si ferma il linguaggio è verticale
Come si dice in inglese aumentare? E scendere? Se volete migliorare la vostra conoscenza della lingua britannica riguardo ai sinonimi di questi verbi, vi consiglio di leggere in questi tempi gli articoli di economia, ad esempio del Guardian, (altro…)
Perchè i becchini stanno diventando una moda letteraria
“Sarebbe più divertente guardare un becchino che scava una fossa in un cimitero piuttosto che due tizi che montano una commedia” ha detto Woody Allen. Sarà a causa di questo deficit estetico che per secoli i beccamorti sono stati messi pressoché al bando dalla letteratura? O la civiltà occidentale li ha espunti con la stessa meticolosità con cui ha trasferito la morte fuori dalla sfera domestica (noto insegnamento di Philip Ariès)? (altro…)
Una prima riforma del sistema politico potrebbe essere quelle di chiudere la porta dall’esterno. Quante varianti avremmo avuto nella storia della nostra Repubblica, (altro…)
L’aborto della democrazia e le sanzioni al Texas
Negli stessi giorni in cui la Corte Suprema pronunciava il verdetto che rende possibile agli stati americani pro-life di introdurre stringenti limiti all’aborto, una donna statunitense in vacanza a Malta si è trovata a vivere un’esperienza allucinante. Ricoverata a seguito dell’emorragia provocata da un aborto spontaneo, si vedeva rifiutare (altro…)
La ragazza della tipografia
La ragazza della tipografia
Ha la bottega in fondo al vicolo
Ha inchiostro, liquido sorriso,
ha un buon carattere, ha caratteri
di piombo, ha il torchio a stella,
le labbra incise dalla nostalgia.
La ragazza della tipografia
Non è bella, come si dice: è un tipo
È tipometrica, ha fragile appetito
Porta la riga, composta è la sua linea,
Il persono, lo schwa: linguaggio inclusivo o linguaggio esclusivo?
Il difficile equilibrio per demascolinizzare il linguaggio. Forse verrebbe meglio con la rotazione.
Il linguaggio è la casa dell’essere. Anche se aveva tutt’altro significato, mi piacerebbe che questa frase di Martin Heidegger fungesse da stella polare per orientarsi in quel che dovrebbe significare linguaggio inclusivo. (altro…)
La grande confusione sul pluralismo in tv
Il problema del pluralismo in tv, ovvero l’esigenza di offrire democraticamente spazio alle idee che si contrappongono nel campo dei discorsi pubblici, in Italia dal dopoguerra ad oggi è passato per tre fasi.
La prima è stata quella della parità, o quanto meno della proporzione rispetto al loro peso parlamentare, dei partiti politici sullo schermo della Rai: l’esigenza affiorava soprattutto per le trasmissioni più strettamente elettorali o nell’imminenza di un referendum (altro…)
Se invece dello smartphone il fazzoletto
Lo smartphone aspira a essere un oggetto totale, un oggetto-mondo, per l’incredibile quantità di funzioni che assomma: questo lo rende differente da tutti gli altri oggetti che l’hanno preceduto. Ma non del tutto unico. Il fazzoletto, per dire, (altro…)
Sylvie Fleury, Dietro la pista
Ufficio Visti
Non è la millesima mostra mondiale su Picasso e Dora Maar (piccolina e un po’ pretestuosa) la ragione principale per una visita alla rinnovata Pinacoteca Agnelli di Torino. Intanto, vale la pena di godersi il nuovo allestimento della Pista, (altro…)
Recensione del film “Alcarràs”
Il tempo delle mele, si chiamava un celebre film pop degli anni ottanta su un amore adolescenziale. Il tempo delle pesche, potrebbe in alternativa chiamarsi quest’opera tenera, spigolosa, sincera e socialmente impegnata, (altro…)
Che razza di libro! di Jason Mott
Il protagonista di Che razza di libro! è uno scrittore che gira gli Stati Uniti per presentare il suo libro che si intitola Che razza di libro! , un libro che sta avendo un certo successo – anche se gli editori, (altro…)
Contro i sedentari. Estratto da “Camminare” di Thoreau
Libri usati
O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.
Io, che non riesco a rimanere nella mia stanza neppure un giorno senza ricoprirmi di ruggine, quando mi accade di poter predisporre la mia passeggiata soltanto alle undici, o alle quattro del pomeriggio, troppo tardi per riscattare quel giorno, nell’ora in cui le ombre notturne iniziano a fondersi con la luce del giorno, sento di aver commesso un peccato che devo espiare, e confesso che mi stupisce sempre la grande capacità di resistenza, l’insensibilità morale, per meglio dire, dei miei vicini, tutto il giorno reclusi, per settimane, per mesi e per anni, in botteghe e in uffici, come se ne facessero parte. Non so di che stoffa siano fatti, là seduti alle tre del pomeriggio, come se fossero le tre del mattino. Bonaparte parla del coraggio delle tre del mattino, ma esso non è nulla in confronto al coraggio che alle tre del pomeriggio si accampa con allegria e decisione dinanzi alla nostra volontà, che pure abbiamo tenuto a bada per tutta la mattina, prendendo per fame una guarnigione alla quale siamo legati da così forti vincoli di simpatia. Mi sorprende che all’incirca a quest’ora, o diciamo tra le quattro e le cinque del pomeriggio, troppo tardi per i giornali del mattino e troppo presto per quelli della sera, non si avverta per le strade un’esplosione generale che disperda ai quattro venti, per una boccata d’aria, una moltitudine di idee stantie e di fantasie coltivate tra quattro mura; in tal modo il male porrebbe rimedio a se stesso.
I matrimoni tra divi di Hollywood, quando non rientrano nel brand marketing, sono il più delle volte l’unione di due squilibrati che passano più tempo insieme (altro…)
Pronto, mi sento? Sally Rooney e l’amore ai tempi dei millenials
A parte molte altre, c’è una differenza sostanziale tra Jane Austen e Sally Rooney: le eroine di Jane Austen (cui la Rooney viene sovente associata) sognano un buon matrimonio, i personaggi di Sally Rooney sognano una bella scopata. (altro…)
Charles Ray, lo spazio allucinato
Ufficio Visti
Nessuna foto di una scultura è mai in grado di restituire una percezione vagamente simile a quella dal vivo. Questo vale a maggior ragione per le opere di Charles Ray che hanno due punti cardinali, (altro…)
Dove ci porteranno i droni
Sull’uso militare dei droni
Marylin Monroe fu il primo volto pubblicitario dei droni. In realtà, non era ancora Marylin Monroe e nemmeno era ancora un’attrice: era ancora Norma Jean Daugherty, aveva diciotto anni e lavorava come operaia nella fabbrica Radioplane, che brevettava velivoli senza pilota. Era il 1944, il termine significava “ronzoni”, ed era un’onomatopea del rumore che producevano: si trattava di modellini e la loro natura era così fatua che la naturale conclusione del gioco era il loro abbattimento. (altro…)
Ci sono un sacco di cose negative che non sarebbero poi così male se almeno andassero peggio (altro…)
La terapia dello scrivere. Estratto da “Un apolide metafisico” di E.M. Cioran
Libri usati
O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.
Scrivo per me stesso. Mi sono accorto che scrivere mi faceva bene. (…) Ebbene, per me lo scrivere è esattamente questo, è attenuare una sorta di pressione interiore, allentarla. Insomma, una terapia. (…)
Ma allora, si potrebbe dire, perché pubblicare? Glielo spiego: anche il fatto di pubblicare è molto importante, contrariamente a quel che si pensa. Per quale motivo? Perché una volta pubblicato il libro, le cose che hai espresso ti diventano estranee – non del tutto, ma in parte sì. Quindi l’alleggerimento sperato è ancora più grande. Non sei più tu. ti sei liberato di qualche cosa. È come nella vita, lo dicono tutti: uno che parla, che racconta i suoi dispiaceri, si libera. Proprio chi tiene tutto per sé, proprio il taciturno è quello che si ammazza, quello che crolla, o che magari commette un delitto. Mentre il fatto di parlare ti libera. E il fatto di scrivere pure. Sono cose molto ovvie, ma io le ho sperimentate. E quindi dico a tutti: pubblicate i vostri manoscritti, per male che vada, vi farà comunque bene. E tutte le ossessioni di cui parlate avranno per voi meno importanza.
E.M. Cioran, brano tratto dal libro-intervista “Un apolide metafisico”
Perché la crisi di Netflix non è una cattiva notizia
L’evento sociologico e finanziario degli ultimi dieci giorni è la crisi di Netflix. Com’è noto, il colosso dello streaming ha annunciato che, per la prima volta dopo dieci anni, nel trimestre gennaio-marzo i suoi abbonati sono diminuiti, e ancora diminuiranno alla fine del prossimo. E il giorno dopo ha dovuto far fronte a una mazzata in borsa, lasciando sul terreno il 35% di valore delle sue azioni (54 miliardi di dollari), il peggior giorno di trading per un’azienda nella borsa americana, dal 2004 in poi. (altro…)