Covid, confronto con altre malattie, negazionismo, emotività
Nella storia delle teorie complottistiche, il negazionismo del Covid costituisce in qualche modo un unicum. Non si tratta infatti di (altro…)
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E se Whatsapp fosse un pericolo pubblico? Non esattamente con queste parole, ma con una sostanza non dissimile, quest’estate il Guardian ha pubblicato una lunga riflessione critica sul sistema di messaggeria più diffuso con i suoi due miliardi di utenti, avanzando riserve soprattutto su due punti. (altro…)
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(discorso rivolto da Ulisse ad Achille)
Signore, il tempo, enorme mostro di ingratitudine
ha una scarsella sulla schiena dove mette le elemosine
per dimenticarle. Quegli scarti sono le buone azioni passate,
che vengono consumate mentre si compiono e dimenticate
appena fatte. È la perseveranza, signor mio,
che mantiene lustro l’onore: avere fatto è rimanersene
appesi lì, fuori moda, come un’armatura arrugginita
in irrisoria monumentalità. Prendete subito la via che si offre
perché la gloria cammina su un sentiero così stretto
che di fronte ci si passa solo per uno. E tenete bene il sentiero,
perché l’emulazione ha mille figli
che si incalzano l’un l’altro. Se date il passaggio,
o sbandate dalla giusta direzione,
si avventano tutti come marea irrompente
e vi lasciano per ultimo;
oppure, come il cavallo generoso caduto in prima fila,
eccovi lì a far da terra battuta alla vile retroguardia,
travolto e calpestato: perché le loro azioni attuali,
quantunque inferiori alle passate vostre, fatalmente le superano;
il tempo infatti è un padrone di casa mondano
che stringe distrattamente la mano all’ospite che se ne va
e accoglie il nuovo arrivato spalancando le braccia
come per spiccare il volo: il benvenuto sorride sempre
e l’addio se ne va sospirando. Oh, la virtù non deve aspettarsi
ricompensa per ciò che era; perché bellezza, intelligenza, nobiltà di nascita,
vigoria fisica, merito conquistato in servizio,
amore, amicizia, carità, tutto è soggetto
all’invidioso e calunnioso tempo.
Nell’indole degli uomini c’è questo di comune:
che tutti impazziscono per gli articoli di nuova fabbricazione,
benché ricavati e imitati dai vecchi prodotti,
e lodano la polvere appena un po’ dorata
più dell’oro impolverato. L’occhio presente
apprezza l’oggetto presente: dunque non ti stupire,
tu uomo grande e completo, se i Greci cominciano
a idoleggiare Aiace; le cose in movimento
attirano l’occhio prima delle immobili.
Un tempo l’urlo era per te, e potrebbe
esserlo ancora, e può esserlo sempre,
se non ti sotterri vivo e non richiudi
la tua fama nella tua tenda, tu, le cui imprese gloriose
ancora di recente su questi campi
hanno suscitato
l’emulazione degli stessi Dei e trascinato il grande Marte
a prendere partito.
La discesa di un’ora e venti minuti dalla barca per calpestare il suolo e la quiete di una pacifica isola dell’Egeo,
Dopo aver definito il volontario e l’involontario, di seguito si deve analizzare la scelta: essa pare strettamente connessa con la virtù, e permette di giudicare i caratteri ancora più delle azioni. La scelta non è identica al volontario, perché ha una maggiore estensione: infatti anche i fanciulli e gli altri animali hanno a che fare con ciò che è volontario, mentre la scelta è cosa a loro estranea; poi noi diciamo volontari gli atti improvvisi, ma non li diciamo frutto di una scelta.
Quelli che dicono che la scelta è desiderio, impulso, volere o una qualche forma di opinione, non ci pare che si esprimano correttamente. Infatti la scelta non si trova anche negli animali irrazionali, ma impulso e desiderio sì. Chi non si sa dominare agisce per desiderio, ma non secondo una scelta, mentre chi si domina agisce per scelta, ma non per desiderio. E il desiderio riguarda il piacere e il dolore, mentre la scelta non riguarda né piacere né dolore.
La scelta non è nemmeno volere, sebbene sia evidente che è della stessa specie: non si dà infatti scelta delle cose impossibili, e se uno affermasse di sceglierle sembrerebbe un insensato. Invece si dà volere degli impossibili, per esempio dell’immortalità. E mentre il volere riguarda anche le cose che non vengono compiute da chi le vuole, per esempio che un certo atleta vinca la gara, nessuno sceglie cose simili, ma ognuno sceglie quelle che ritiene dipendere la lui. Inoltre il volere è soprattutto relativo al fine, mentre la scelta di ciò che porta al fine; per esempio: vogliamo essere sani, vogliamo essere felici, e questo possiamo dirlo, ma non è corretto dire: scegliamo di essere felici; in generale infatti sembra che la scelta riguardi quello che dipende da noi.
Perciò la scelta non sarà nemmeno opinione. Infatti l’opinione pare che sia rivolta a ogni oggetto, alle cose eterne e a quelle impossibili non meno che a quelle che dipendono da noi; e si divide con il criterio del vero e falso, non con il criterio del bene e male, mentre la scelta si divide soprattutto in base a questi. Noi diventiamo persone buone o cattive attraverso lo scegliere i beni o i mali, e non per il fatto di avere certe opinioni. Inoltre la scelta è lodata per avere per oggetto ciò che si deve, mente l’opinione è lodata per essere vera. E mentre scegliamo ciò che sappiamo bene che è buono, abbiamo opinioni anche su cose di cui non abbiamo alcun sapere. Non pare che siano gli stessi a scegliere le cose migliori e ad avere delle opinioni su di esse; al contrario vi è chi ha opinioni notevolmente buone ma, a causa dei suoi vizi, sceglie ciò che non deve. Cos’è dunque la scelta, e di che specie è dato che non è nessuna delle cose che abbiamo detto? È certo evidente che è una cosa volontaria, ma non tutto ciò che è volontario è un oggetto di scelta.
O forse è ciò che è stato già deliberato? Infatti la scelta è unita a ragionamento e pensiero. Anche il nome sembra indicare quello che viene scelto invece che altre cose.
Dai tribuni della plebe a Mark Rutte, ma non si tratta della stessa cosa.
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