Ogni settimana le recensioni di Michele Raviolino sulle trattorie
La scorsa settimana ero al capezzale del mio amico Saverio quando quello alza le palpebre verso di me e, appena mi avvicino, con l’ultimo soffio di vita mi fa la soffiata: “Devi assolutamente provare l’Unto del signore!”, e poi reclina seccamente il capo di lato e tira le cuoia. “L’Unto del signore” è una trattoria, ovviamente, e il signore in questione non è quello più noto, che si sbatte tutta la settimana però la domenica si mette in panciolle, bensì l’infaticabile Stefano Cotenna (aperto 7/7), che già aveva gestito per diversi anni “Porchetta e coltello”, antesignano dell’esplosione street food. Il giorno dopo, terminate le esequie di Saverio e gettata su di lui l’ultima mangiata di terra, con i compagni di bisboccia Toraldo e Rinuccio ce la filiamo tanto svelti che quasi inciampiamo nella vedova piangente. In venti minuti siamo dal mitico Cotenna. All’ingresso, tanto per capire come la pensa, invece dello zerbino c’è la bilancia pesapersone, perché se quando esci non sei ingrassato almeno un chilo e sei etti, dice Cotenna, è meglio che vai a farti d’urgenza una lastra all’esofago per capire quanto tempo ti rimane prima di fare la fine di Saverio. All’Unto del signore hanno le idee chiare e una domina su tutte, quella che le voci sul danno che i grassi provocano al colesterolo siano messe in giro dagli stessi stronzi che diffondono balle sul cambiamento climatico. Si sbafa di conseguenza: lardo sui grassini, brodo di pappagorgia, infilzini di milza, insalata di trans (i grassi, s’intende), panino con il panino alla salsiccia e in chiusura il mitico “Noi tireremo fritto” di mussoliniana memoria e ovviamente delle patatine da urlo, specie se le prendi con le dita dalla friggitrice bollente. Si beve mica male, tipo un rosso che non ricordo e il nocivo della casa. In tre fa il ragionevole prezzo di quarantadue euro, otto centesimi e trecento trigliceridi, compreso il selfie insieme al proprietario e a un gruppo di cinghiali che fa scendere apposta dalla collina. Cosa dire a Cotenna, oltre che unto schifoso? Continua a metterci fegato in cucina Stefano, che noi pappiamo tutto e ci mettiamo il nostro!
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