Recensione del film in dvd
Posta nella scia dell’attacco alle torri gemelle è una domanda trabocchetto: chi sono i barbari invasori della nostra epoca? Al limite i nostri figli, se il divario generazionale diventa un fossato. Finchè si leggono libri diversi o si lotta per idee differenti siamo dentro i normali cicli della storia: diverso se il passaggio delle consegne avviene a favore di chi non legge libri e non lotta più per delle idee. Presentato nel 2003 come film di critica sociale, rivolta specialmente al modello liberista e tecnocratico, il film di Denys Arcand, del 2003, rimane attualissimo ancor più come denuncia dell’offesa (barbarica) alla cultura e all’intelligenza. Descritta, ca va sans dire, da tormentati uomini di sinistra che, oggi più di ieri, sarebbero additati come patetici snobisti.
Barbariche sono pure le invasioni tumorali nel corpo, che di colpo accelerano la necessità (per chi ha cultura e intelligenza, in particolare) di interrogarsi sul senso dell’esistenza che si approssima alla fine. Remy, professore di letteratura a Montreal, viene aggredito dal cancro dopo una vita divisa tra la ricerca edonistica del piacere materiale e la speculazione intellettuale. Il bilancio personale sconta un divorzio e un rapporto lacerato con i figli: la sua devotissima ex moglie Louise convince Sebastian, rampante e ricco agente finanziario, a ricucire il rapporto col padre occupandosi di rendere il trapasso meno doloroso fisicamente e spiritualmente. Sebastian riuscirà a ricomporre i vecchi amici di Remy in un commovente simposio al capezzale, a ottenere la collaborazione di una tossicodipendente per sedare con l’eroina i dolori del padre, a sciogliere tra lui e il padre la rancorosa tensione cumulata in oltre trent’anni.
Il film è tutt’altro che passatista e monolitico. I colti dialoghi senechiani tra gli amici intellettuali (commisti a ricordi boccacceschi) li mostrano nel totale scollegamento con un mondo sul quale sono stati incapaci di incidere. La loro vita è un accozzaglia di mezzi fallimenti e frustrazioni. Se il padre può permettersi una morte decente è grazie ai soldi del figlio, che compra e corrompe tutti, persino gli ex allievi che arrivano in ospedale a simulare nostalgia per l’insignificante (dal loro punto di vista) professore. Il suicidio assistito viene trattato con naturalezza, con pietas e senza enfasi. La tossica assoldata da Sebastian per la terapia del dolore prenderà spunto da questa insolita mansione per intraprendere finalmente la strada del metadone. E’ persino difficile stabilire se si tratti di un film sulla vita o sulla morte, diviso com’è tra celebrare la prima e dissacrarla, tra il sostanziale rito pre-funerario che è l’intera trama e l’elettricità che ogni azione umana, anche la più velleitaria, propaga intorno a sè. Forse nella miriade di citazioni letterarie e filosofiche avrebbe meritato un posto l’essere-per-la morte di Heidegger. Ma rispetto a quell’insegnamento plumbeo la strada verso l’accettazione della morte passa, nel film più verso l’autoironia.
Il film costituisce il seguito (ideale, più che altro, ma con gli stessi personaggi) del cult Il declino dell’impero americano, che era però un mal partorito sermone collettivo. Qui è tutt’altra grazia. A dirla tutta, il linguaggio filmico è scadente e la recitazione di almeno metà attori (non i principali) monocorde o sopra le righe. Ma la sceneggiatura è eccezionale, degna di una pièce di Cechov, e le conversazioni, sospese puntualmente tra il comico e l’amaro, il vero antidoto alla barbarie aleggiante. La pacificazione conclusiva fra il padre è il figlio, post-edipica, epica, etica e dolorosa, stringe un commovente nodo alla gola dello spettatore, effetto che il film riesce a ottenere spesso, anche con materiale meno struggente.
Le invasioni barbariche
Film in dvd
Denys Arcand
Votazione finale
I Giudizi
Perfetto
Alla grande
Merita
Niente male
Né infamia né lode
Anche no
Da dimenticare
Terrificante
Si salvi chi può
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