Recensione del film “Judas and the Black Messiah”

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C’è una premessa significativa da fare: le immagini che più rimangono impresse sono quelle documentarie, all’inizio e alla fine. In particolare l’intervista televisiva rilasciata da William O’Neal, nella quale gli viene chiesto come spiegherebbe a suo figlio la sua storia di infiltrato nelle Black Panthers, vent’anni prima. E’ una premessa significativa, ma cosa significa? Le risposte possono essere diverse, e in questo caso ciascuna contribuisce alla definizione di quella esatta: che sono stati bravi nella scelta delle immagini d’archivio, che avevano in mano una storia potente, che il film è perfettamente armonico con lo spezzone documentaristico ma anche che non è riuscito a superare emotivamente la rappresentazione del vero e che in qualche modo quelle immagini, che certo senza il film non avrebbero lo stesso impatto, continuano tuttavia a parlare più espressivamente della pellicola. E dunque che l’opera è mancata in qualcosa.

“Judah and the Black Messiah” è una delle punte del cinema black, che sta rispondendo ottimamente alla richiesta di rivisitare e rendere vive e palpabili le fasi più acute del segregazionismo e della persecuzione razziale negli Stati Uniti: una necessità politica e culturale al tempo stesso, capace di offrire un ventaglio di proposte non ripetitive, che tuttavia indugiano a recidere il legame con il blockbuster. Il film di Shaka King si focalizza su due personaggi realmente vissuti, Fred Hampton (Daniel Kaluuya), che fu il giovane Presidente delle Pantere dell’Illinois, assassinato su mandato di Hoover nel 1969 e William O’Neal (LaKeith Stanfield) un ladro d’auto più per frustrazione predatoria da status che per vocazione criminale, che venne infiltrato dall’FBI nell’organizzazione. Siccome la dottrina leninista delle Pantere Nere poneva la rivoluzione anticapitalista davanti alla lotta contro la discriminazione razziale (o meglio ricostruiva la seconda come un tassello della prima), l’accostamento sulla scena tra i due avrebbe le potenzialità per esplorare la tensione tra l’individualismo borghese e la dimensione collettiva agli occhi ravvicinati un nero  desideroso di integrazione, quale O’Neal rimarrà sino all’ultimo, ma il modo in cui l’esperienza lo tocca (perché indubbiamente lo tocca) rimane indecifrato.

Ciò che il film perde per strada, dopo un inizio eccellente e carico di ritmo, sono proprio i due personaggi, progressivamente e senza sviluppo confinati negli idealtipi del martire immacolato e del traditore di Cristo, senza che li si gratifichi di una personalizzazione adeguatamente contestualizzata nel periodo storico. E’ un miracolo (e un grande apporto al film) che gli interpreti tengano botta così bene, nonostante la progressiva astrazione delle loro figure e la fiacchezza registica delle scene più energiche: è solo il vigore di Kaluuya che infuoca i comizi di Hampton, la macchina da presa, in quelle occasioni di un convenzionalismo desolante, manca il ghiotto appuntamento. Pure la dimensione collettiva finisce un tantino piallata, specialmente nei persecutori poliziotti: forse l’urgenza politica della denuncia è troppo forte per soffermarsi sulle sfumature, ma questo comporta qualche inevitabile contraccolpo artistico. Il tentativo di descrivere una personalità più sfaccettata viene applicato solo al reclutatore di O’Neil, Jesse Plemons, ma a partire da Breaking Bad siamo abituati a considerare i suoi soggetti dapprima non così stronzi come sembrava e infine non redimibili come pareva. Certo, rimane il senso della storia, che in più di un momento rende potente la visione. Però è merito della cruda Storia che prende per mano il regista, più che il contrario, e ogni tanto si avverte che quella mano è troppo timida, forse troppo educata, per raccogliere l’invito sino in fondo.

Judah and the Black Messiah

Shaka King

Votazione finale

I giudizi

soli_4
Perfetto


Alla grande


Merita


Niente male


Né infamia né lode


Anche no


Da dimenticare


Terrificante

ombrelli_4
Si salvi chi può

Di |2021-04-24T08:29:44+01:0024 Aprile 2021|2, Il Nuovo Giudizio Universale|

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