L’Alzheimer è così, ti concede momenti di lucidità che servono per far brillare sprazzi del tuo antico fascino o renderti tragicamente consapevole che sei stato espulso da te stesso e poi ricala la mannaia, e il mondo torna ostile e traditore, falso come la memoria che rimane degli eventi. Per quel che mi riguarda, ho la fortuna di tenere da trent’anni questa rubrica sul New York Times che mi conserva la mente in esercizio. Questo The Father però mi ha piuttosto confuso, anche perché mi ha stupito che ci recitasse Burt Lancaster, nonostante sia morto da un’eternità. Come? Oh sì, certo, Anthony Hopkins intendevo, del resto ha lo stesso nome del protagonista Anthony. Mi sembrava un gran casino, ho pensato che al cinema se lo fossero inventato solo per farmi dispetto, c’è mica da stupirsi, la cassiera è la stessa che mi ruba sempre l’orologio. Poi mia moglie mi ha letto le recensioni e ho capito: l’Alzheimer nel film viene raccontato dalla prospettiva di Anthony, sullo schermo la realtà ci passa per come appare a lui, compresa la figlia che rientra a casa un sacco di volte dalla spesa con un bel pollo ruspante, e il marito di lei, ma da quando diavolo è che c’ha un marito, ah sì, ti aspettava tuo marito, papà che dici sono divorziata da anni, e allora chi è quello che chiede ad Anthony: ti posso fare una domanda franca e la domanda è quando pensi di andartene e smettere di rompere i coglioni a tutti, e la dice pure con due facce diverse, e le badanti che gli rubano sempre tutto compreso l’orologio che anche se Anthony lo ritrova nell’armadietto in cui lo aveva ficcato non vuol mica dire che quelle non sono ladre, pure se l’ultima è più simpatica e somiglia tanto a quell’altra figlia di Anthony, quella che è la sua preferita anche se non lo chiama mai, mi spiace molto ho saputo dice la badante, che cosa ha saputo, e comunque non ha bisogno di aiuto Anthony, dice lui, se la può cavare benissimo da solo. E anche io me la posso cavare benissimo da solo a scrivere l’articolo, chi sei? Oh Giulia, mia moglie, sicuro, secondo me il vecchio Anthony non ha torto, a te che pare? Vabbè ma perché non lo lasciano in pace a casa sua! Non è casa sua, pensi? Vogliamo interrompere e cenare col pollo? Che male c’è se scrivo in pigiama? L’ho fatto per trent’anni, scrivevo per il NYT. Facevo il notaio? Sì, buonanotte. Comunque mica solo quello, te li sei scordati i miei libri? Grazie a Dio che li ho scritti. Secondo te come ce lo potevamo permettere il pollo, con i diritti editoriali o gli onorari professionali? Cosa non mi devo agitare? Tieni il foglio, continua tu che sei tanto brava. Lo so che chi legge ha bisogno di informazioni chiare, anche io, per esempio mi piacerebbe sapere perché non ti sei sposata, o chi è quel tizio che gira per casa, e dov’è il mio orologio. Leggiamo cosa è venuto fuori: Hopkins, era Anthony Hopkins quello? Gli hanno detto l’Oscar per questo film? Ma se era così stordito, poveretto, sembrava un malato vero! E lei, la figlia, Olivia Colman? Non la ricordo, e comunque non credo fosse lei. Già ha recitato per quel matto di Lanthimos, ci mancava che le andasse fuori di testa il padre. Ma quando ce lo dirà, Burt Lancaster, il momento in cui decide di andarsene dalla casa e rompere i coglioni a tutti? Ah, così il regista Florian Zeller ha tratto la storia da uno spettacolo teatrale scritto da lui stesso? Sarà un maniaco ossessivo, pure lui. Pensa se l’avessimo tirata fuori, io o Anthony, questa. Cosa ne penso di quale film? The Father? Beh, una bella idea, coinvolgente, il dramma è portato avanti in modo sobrio e rispettoso, qualche momento rigira un po’ su se stesso com’è inevitabile se stai attaccato ad Anthony che rigira su se stesso, e poi secondo me quel tizio alla regia è rimasto un pochino incollato al palco del teatro, se la butti sullo schermo devi osare qualcosa di più nei mezzi cinematografici, ma devi far passare dentro il corpo la dissociazione percettiva in modo più radicale e non sono convinto che il suo montaggio sia stato sufficientemente destrutturante allo scopo, ho trovato però molto bello il finale, forse la parte recitata peggio dagli altri che non sono Anthony e col dialogo più scarso e però con il cerchio della comprensione per lo spettatore che finalmente si chiude, l’impatto fortissimo e attorialmente irresistibile dell’immagine di Anthony e un bel passaggio poetico nell’accostamento tra la sua vita e le sue foglie morte. Lo vedi, marcia ancora il mio cervello. Dove vai? Perché non ce ne usciamo a vedere un bel film? Dicono bene di The Fahter, che te ne pare? Cosa vuol dire che qui tra poco chiudono la luce?
The Father- Nulla è come sembra
Florian Zeller
Votazione finale
I giudizi
Perfetto
Alla grande
Merita
Niente male
Né infamia né lode
Anche no
Da dimenticare
Terrificante
Si salvi chi può
Corrado Augias, Il Venerdì
Francesca Rigotti, Il Sole 24 ore
La conclusione del conduttore di Fahrenheit – Tommaso Giartosio
Queste sono le tre ragioni per cui ci si offende:
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Hai detto male di me
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Hai violato un confine
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Non ti sei accorto di me come, e quanto, avresti dovuto
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