Perché, dopo avere scritto libri per diversi e rilevanti editori, ho pubblicato questo romanzo in rete, per vari mesi gratuitamente e con una formula a puntate, che mi piace definire e-feuilleton?
Qualsiasi intellettuale che voglia scommettere sul futuro della nostra civiltà deve avere in questo momento un obiettivo prioritario: spingere alla lettura gli internauti, andandoli a stanare nei loro spazi. Se poi si riesce a convogliare sugli stessi testi in rete gli abituali lettori cartacei, si compie il prodigio di mettere in contatto due mondi che rischiano ormai una grave incomunicabilità. Personalmente, e nel mio piccolo, ci sto provando con il wrog, e ora con un romanzo che un po’ mischia canoni e registri (con una prevalenza del grottesco) ma ha una struttura formale classica e lineare.
Ho inoltre sperimentato una formula di sostegno che ho chiamato crowdreading*, utilizzando i social per portare l’unico vero finanziamento culturale: lettori, lettori, lettori. Chi è interessato a sapere di più sul crowdreading può accedere qui alla pagina con cui lo presentavo. A me pare che, con le debite integrazioni, per gli editori sarebbe una strada interessante.
Il libro ha fatto il suo percorso con circa 4000 download tra i vari capitoli. Tutti i capitoli sono stati tra i primi 100 ebook gratuiti di narrativa gratuita su Amazon e il libro concluso ha raggiunto il terzo posto nella stessa classifica di Amazon. Una classifica, dal mio punto di vista, dice poco sul valore di un libro (e dice nulla economicamente se non remunera). Ma Istruzioni per non morire era un testo non allineato nel taglio ai suoi “concorrenti” e quindi il fatto che ci sia stata una risposta sul web ha avuto per me un significato. E’ incredibile a dirsi, ma sono stati più refrattari i lettori forti ad accettare di leggere un romanzo in forma digitale (molti amici non lo hanno fatto) che non i frequentatori maniacali dei social a sperimentare una lettura diversa da quella abituale.
Il progetto è un work in progress, che, esaurita questa fase, passa allo stadio di normale volume in vendita, e la coerenza dell’esperimento impone che la strada dell’autopubblicazione, almeno in prima battuta, venga coltivata anche nella forma cartacea. Anche per essere libero di pensare, nel frattempo, se c’è qualche altra procedura intrigante da sperimentare.
*La parola crowdreading, in verità, è stata già qualche volta utilizzata ma con significati profondamente diversi, che vanno dalla piattaforma collettiva per lettori all’opposto del test di marketing che prevede la somministrazione “controllata” di alcuni capitoli di un libro per sondare la reazione del mercato o di un pubblico mirato. Mi pare ad oggi termine non sufficientemente consolidato e mi sento quindi padrone di coniarne un uso differente, che trovo anche meglio rispondente alla ricercata assonanza con crowdfunding.
Cos’è il crowdreading e come praticarlo
Caro lettore che sei capitato su questa pagina, devo dedurre che è vero almeno uno di questi punti:
- Sei curioso di sapere cosa intendo per crowdreading.
- Ti piace il progetto di cui è prototipo di “Istruzioni per non morire”
- Ti sta piacendo il romanzo
- Stai pensando “vediamo questo stupido dove vuole arrivare”.
Facciamo che siamo in uno dei primi tre casi e andiamo avanti.
Questo breve testo in parte riguarda il crowdreading del mio romanzo “Istruzioni per non morire”;e in parte riguarda il crowdreading in generale.
Crowdreading è un termine sin qui molto poco usato e quindi non ancora di significato definito, ma in linea di massima si riferisce alla condivisione di esperienze di lettura (una piattaforma molto promettente al riguardo è Betwyll).
Qui lo intendo, in assonanza con il noto crowdfunding, come supporto digitale a un progetto editoriale disponibile digitalmente (un libro, un magazine, un altro testo): persone che aiutano quel progetto non facendo confluire fondi ma lettori. Siccome mi piaceva che questa sperimentazione fosse “pura” ho voluto escludere ogni ritorno economico per l’autore e tenere il libro gratuito: il sostegno, insomma, non è economico neppure indirettamente ( e quindi chi fa crowdreading non ne ricava nulla se non la mia nominativa manifestazione pubblica di riconoscenza). D’altronde mi sono reso conto, con dei test diretti, che mettere gratuitamente dei libri a disposizione di persone mentre attendono di fare qualcosa aumenta esponenzialmente il livello di difficoltà del testo che sono disposti a leggere (e se ne mostrano felicemente sorpresi!).
Come si fa questo crowdreading? Io direi principalmente in quattro modi (ma sarei felice di apprenderne altri). Un modo più impegnativo è mandare messaggi mirati, via mail o FB. Un altro è mettere “segui” sulla pagina del wrog scegliendo “mostra per primo” in modo da ricevere gli aggiornamenti e poterli condividere su FB. Il più semplice è condividere su Whatsapp le puntate da www.remobassetti.it/istruzioni-per-non-morire. Un modo infine non a portata di tutti è pubblicare sui propri media (come un blog personale) il link e l’invito, ma è tanto più crowdreading quanto meno quello spazio web è deputato a fare informazione culturale. Spero che facciate qualcuna di queste cose. Ma procediamo con il crowdreading più in generale.
Il crowdreading si differenzia da un normale passaparola perché non si limita a dire “hai letto quello?”, come si potrebbe dire tra fan di un romanzo cartaceo (ma vai a sapere se poi chi riceve il messaggio se ne ricorda quando è in libreria) ma il “quello” diventa un “questo”, è un testo reso immediatamente disponibile. Ovviamente avviene anche quando si manda un file in allegato: ma il crowdreading presuppone: 1) un contenuto culturale 2) l’uso di strumenti e software digitali normalmente impiegati per comunicazioni alternativamente fatue/di servizio/visive/ludiche/di mero contatto 3) che il progetto sia nato pensando che il testo possa trovare una condizione di vitalità se non di esistenza attraverso il crowdreading (come accade per il crowdfunding) oppure 3a) che il progetto consista nel desiderio di una community di creare crowdreading intorno a un testo esistente.
Al massimo grado il crowdreading immagina inoltre che: 1) tra chi richiede il crowdreading e chi lo asseconda si crei una qualche forma di arricchimento contenutistico del progetto (non per forza una scrittura cooperativa: ma per lo meno confronto, giudizio, feedback, contatto) 2) che quelli che partecipano a progetti di crowdreading vengano messi in reciproca condizione di conoscenza virtuale, e possano prenderne spunto per dare seguito a nuovi progetti di crowdreading o realizzarne in proprio.
Dietro il crowdreading, dunque, c’è l’ottimismo sulla possibilità di sfruttare i mezzi digitali per incrementare la lettura anziché contrastarla.
Per quel che mi riguarda, cessata la sperimentazione sul mio libro, mi piacerebbe rimanere in prima linea per definire, perfezionare e sviluppare creativamente questa pratica.
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