Crowdreading e un esperimento letterario
Perché, dopo avere scritto libri per diversi e rilevanti editori, pubblico questo romanzo gratuitamente in rete, per di più con una formula a puntate, che mi piace definire e-feuilleton?
Qualsiasi intellettuale che voglia scommettere sul futuro della nostra civiltà deve avere in questo momento un obiettivo prioritario: spingere alla lettura gli internauti, andandoli a stanare nei loro spazi. Se poi si riesce a convogliare sugli stessi testi in rete gli abituali lettori cartacei, si compie il prodigio di mettere in contatto due mondi che rischiano ormai una grave incomunicabilità.Personalmente, e nel mio piccolo, ci sto provando con il wrog, e ora ci provo con un romanzo che un po’ mischia canoni e registri (con una prevalenza del grottesco) ma ha una struttura formale classica e lineare.
A chi sta leggendo quest’articolo e condivide il progetto chiedo un sostegno che ho pensato di chiamare crowdreading*. Visto che non è un’operazione commerciale (ripeto, l’e-book si scarica gratuitamente) non si tratta di denaro. Si tratta di lettori. Vi chiedo di condividere il link sui social, di farlo girare, di portare l’unico vero finanziamento culturale: lettori, lettori, lettori. Magari qualcuno di loro dopo qualche capitolo si lamenterà con voi: ma che roba mi hai propinato? E’ tremendo! (beh, spero non proprio tutti). Ma quello che chiedo non è un atto di fede nel libro. E’ l’adesione a un progetto (che meriterà certo una menzione di riconoscenza per ciascun aderente).
Ovviamente ho ben presente che al fondo del progetto non c’è uno stadio finale ma uno stadio di transizione. Non è affatto ideale un mondo dove i contenuti culturali non vengono remunerati, i libri e le librerie arrancano e milioni di produttori sono impegnati a scrivere testi cosicchè ciascuno si legge i suoi e il magistero culturale perde la sua influenza. Ma non è il mondo che auspico io, è quello che già sta accadendo! Per contrastarlo bisogna scompaginare le carte e lavorare di fantasia. Non sempre dare al pubblico quanto si aspetta (secondo la logica commerciale del target) ma chiamarlo a uno sforzo di crescita, indicargli un’alternativa a ciò che gli è consueto.
Al momento non è il caso di riporre troppe aspettative nell’industria editoriale: da noi è un ingessato circolo chiuso, in calo di diffusione e autorevolezza, che realizza le sue cose migliori attingendo alle produzione intellettuale straniera. Non bastano le giornate di ubriacatura dei festival e dei saloni, né giova canalizzare tutti gli sforzi sul pamphlet vaticanista, le ricette di Cracco, il best-seller dei pochi soliti noti e l’ennesimo caso del commissario Vattelapesca. Nè basta che gli scrittori imparino a inseguire benevolenza postando facezie e vacuità su Facebook. Il fossato tra quelle centinaia di migliaia di italiani che leggono veramente e le decine di milioni che non leggono, o leggono male, è largo, e condanna il primo gruppo all’irrilevanza sociale.
In questo contesto non mi pare un azzardo sperimentare, ma al contrario un comportamento del tutto ragionevole, che tutela anche il gusto della libertà espressiva. Il mio libro a puntate è un caso in cui è lo sperimentatore per primo a non avere ancora piena cognizione di come muoversi e di dove esattamente si dirige: sarà da capire in corso d’opera come valorizzare al meglio i social media per godere effettivamente delle potenzialità dell’ambiente web, sarà da capire poi quale sarà il seguito cartaceo per dargli una qualche coerente continuità con l’e-feuilleton. Chiunque voglia aiutarmi a dipanare queste matasse (o a propagare gli effetti del progetto, anche arricchendolo di contenuti) sarà il benvenuto.
*La parola crowdreading, in verità, è stata già qualche volta utilizzata ma con significati profondamente diversi, che vanno dalla piattaforma collettiva per lettori all’opposto del test di marketing che prevede la somministrazione “controllata” di alcuni capitoli di un libro per sondare la reazione del mercato o di un pubblico mirato. Mi pare ad oggi termine non sufficientemente consolidato e mi sento quindi padrone di coniarne un uso differente, che trovo anche meglio rispondente alla ricercata assonanza con crowdfunding.
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