Dove si nasconde il lupo di Ayelet Gundar-Goshen

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Quanto sappiamo veramente dei nostri figli? La scrittrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen (autrice, fra l’altro, di Svegliare i leoni) dichiara nelle interviste di essersi lasciata guidare da questa domanda per trarre ispirazione e poi sviluppare il suo ultimo romanzo Dove si nasconde il lupo. L’interrogativo, peraltro, viene esplorato in un caso estremo. La protagonista Lilach si è trasferita da Israele con il marito per crescere il figlio Adam a Palo Alto in California, soprattutto per sottrarlo alla pervasività dell’identità nazionale, specialmente verso i maschi, e alla conflittualità che avvolge il luogo natio. Improvvisamente quella che pareva una meta sicura si rivela un posto esplosivo e nel giro di pochi giorni registra un grave attacco antisemita alla sinagoga e il decesso di un ragazzo di colore, che stava nella stessa scuola del figlio. Lilach scopre che il morto bullizzava Adam, e sulla scorta di una serie parallela di altre rivelazioni si chiede se il figlio sia sfuggente solo per una canonica cupezza adolescenziale o se abbia avuto una parte nella morte di Jamal. Sempre in un’intervista, l’autrice osserva che, negli ultimi anni, l’inquietudine provata per i figli è cambiata, e concerne soltanto il loro benessere e non il loro animo: non interessa più di tanto che siano brave persone, ci si cura poco di quel che di male potrebbero fare agli altri. Gundar-Goshen fa di mestiere la psicologa (a questo punto, però, mi pare difficile considerare la sua scrittura un hobby) e ha ben presente che l’aggressività ha spesso radici in quel che si è subito (ma non ha voglia di costruirci oltre misura una giustificazione), e lo ha imparato sulla sua pelle israeliana a Tel Aviv. Da questa indagine della madre sul suo ragazzo nasce un romanzo ambizioso, che spazia fino al razzismo e all’antisemitismo, e pone come sfondo l’ineludibilità della menzogna, quasi dando per scontato che la verità sia solo quella che si trova dopo una ricerca o quel che rimane di scarto dopo la bugia. Dentro la famiglia si insinua la personalità di un ex combattente israeliano che ora vive a Palo Alto e calamita gli affetti di tutti e tre – padre, madre e figlio – in un modo divisivo. Per il suo tramite si dipana un thriller avvincente e con una sorpresa finale, anche se non del tutto sorprendente. Quel che invece sorprende è dover dire di una che fa quel mestiere che l’unico lato non sempre convincente è il quadro psicologico dei protagonisti maschili, e anche di qualche figura minore, e però possiamo anche considerarlo un effetto letterario della visione personale, angustiata e parziale dell’io narrante Lilach.

Ayelet Gundar-Goshen

Dove si nasconde il lupo

Traduzione di Raffaella Scardi

Neri Pozza

Anche se prevale un tono leggero e una gradevole vena di humor, la documentazione è solida, gli esempi fitti e illuminanti

Corrado Augias, Il Venerdì

Un trattato, mica bruscolini. Il trattato, infatti, tipo quelli di Spinoza o di Wittgenstein, è un’opera di carattere filosofico, scientifico, letterario (...) E così è. Nel suo trattato Bassetti espone il come e perché dell’offesa.

Francesca Rigotti, Il Sole 24 ore

 

C’è un passo in cui di Bassetti dice che questo è un tema sorprendentemente poco esplorato...Non lo è più da quando c’è questo libro

La conclusione del conduttore di Fahrenheit – Tommaso Giartosio

 

Queste sono le tre ragioni per cui ci si offende:

  1. Hai detto male di me

  2. Hai violato un confine

  3. Non ti sei accorto di me come, e quanto, avresti dovuto

Di |2022-10-07T16:55:13+01:007 Ottobre 2022|Libri consigliati|

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