Le prime pagine descrivono il crudo omicidio di un sicario e pensi: vabbè, anche Le Tellier, che militò nell’utopia matematico-letteraria dell’OuLiPo insieme a Calvino e Perec, si è convertito al filone noir, dobbiamo rassegnarci alla pervasività del mainstream. Ma ecco che per ciascun personaggio viene fuori uno stile differente, e siamo al principio delle sorprese. Tutti questi personaggi hanno qualcosa in comune, avere presso lo stesso volo aereo da Parigi a New York. E che mai potrà avergli cambiato nell’esistenza, visto che non è caduto? Ha cambiato, ha cambiato. Una trama da Black Mirror si incrocia con un testo dalle mille sfumature e con una singolare impostazione dei problemi filosofici che riguardano l’esistenza di un doppio e il beneficio di ottenere nella vita una seconda possibilità. Difettucci: le psicologie femminili sono abissalmente più deboli di quelle maschili, la vocazione universalistica sporcata dallo sfizio di mettere in mezzo qualche politico dell’attualità (invero con qualche passaggio esilarante). I pregi però sono infiniti e comprendono la pluralità di registri e ricadute emotive, la qualità elevatissima della scrittura (spero intatta nella traduzione, personalmente l’ho letto in francese), il raffinato umorismo, il gioco metaletterario da cui discende il titolo, la totale libertà creativa. Il tutto è stato abbastanza per meritare il Goncourt e forse è abbastanza per proclamarlo, pro tempore, tra le migliori dieci opere narrative del XXI secolo.
Hervé Le Tellier
L’anomalia
Traduzione di Anna D’Elia
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