Ogni consiglio può rivelarsi un regalo. Ma, come ogni regalo, potrebbe anche essere una mela avvelenata. Il libro consigliato oggi merita qualche avvertimento di più, perché è un caso forse unico nella letteratura. E’ fatto solo di dialoghi, senza mai la voce di un narratore: e nemmeno è una pièce teatrale, nella quale troveremmo almeno l’indicazione di chi sta parlando. Qui invece i dialoghi costituiscono un’unica disarticolata conversazione, quella dei moscoviti in coda per acquistare dei beni (non sanno neppure loro cosa esattamente, la coda è una meccanica realtà quotidiana cui ci si sottopone non per comprare quello che serve ma per comprare quello che c’è, e poterlo così poi avere quando serve). Scritto ancora sotto il comunismo circolò in Russia clandestinamente. Le frasi sono secche e brevi, e hanno come destinatario la coda anche quando rivolte a qualcuno in particolare. Quel che viene fuori è un chiacchiericcio a volte divagante, a volte è miracolosamente capace di stringersi sul concreto, prodotto da un organismo (la coda) che ha una sua unità, specie in un posto come la Russia dove era (e forse è di nuovo) un’istituzione: l’assemblea in certi momenti si erge sopra l’assembramento. Chi vuole affrontare questo bizzarro testo, in linea di massima un amante della letteratura o una personalità curiosa, deve sapere da subito che c’è da mettersi lì un’oretta di fila, o poco più, e superare l’inevitabile straniamento iniziale sapendo che non ci sarà un’evoluzione. Il premio finale è il gusto di godere un’originale satira della società sovietica, un’analisi sociologica e linguistica della folla, la bravura di Sorokin nel cavare letteratura persino dai suoni gutturali.
Vladimir Sorokin
La coda
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