Ce n’è voluto di tempo, a partire dalle caverne, perché l’uomo dicesse alla partner: okay, mi occupo io del bambino. Almeno questa è l’opinione corrente. E se invece si trattasse di un’abitudine persa, ed anzi i nostri antenati del Pleistocene fossero stati padri accorti e presenti, che ben si sarebbero disposti pure al cambio del pannolino se certi prodotti di igiene fossero stati scoperti insieme al fuoco? Il dubbio è venuto all’antropologa Sarah Blaffer Hrdy, una volta constatato che nei padri che stanno espletando amorevoli cure paterne si attivano aree cerebrali evolutivamente molto antiche. E la sua conclusione è che gli ominidi adottarono uno stile di vita improntato alla condivisione e all’altruismo nel quale la cura paterna era normale. Nell’excursus che conduce a tale asserzione l’autrice deve ridimensionare una serie di luoghi comuni riguardo all’infanticidio nei primati, la fluidità sessuale, la presunta posizione marginale del padre in questo tipo di ruolo. Come parti di questi avanzamento o suoi scarti laterali Il tempo dei padri è una deliziosa miniera di informazioni sorprendenti sulla cura paterna nel mondo animale e le varianti culturali del nucleo familiare. Sapevate che alcuni popoli immaginavano che i bambini nascessero per cumulo di eiaculazioni e che quindi la paternità fosse plurale? E che le rane maschio che tengono in bocca i figli non li stanno mangiando ma proteggendo? Grazie anche a una scrittura cristallina e un tono gioviale, il libro è divertente oltre che istruttivo, sicuramente uno dei saggi più belli tradotti in Italia nel 2024. E per nulla ozioso, se pensiamo che la discesa di testosterone abbinata alla cura dei pargoli da parte dei maschi produce tendenzialmente una società meno aggressiva.
Sarah Blaffer Hrdy
Il tempo dei padri. L’istinto maschile nella cura dei figli
Traduzione di Gianna Cernuschi
Bollati Boringhieri
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