I libri gialli, da qualche tempo, prosciugano una fetta discreta del mercato editoriale. Al tempo stesso, pochi sono i giallisti che sfuggono alla tentazione di provare a elevarsi come autori, pretendendo che il loro intreccio sveli tutto sugli etruschi, su Piazza Fontana o sui livelli di ossitocina. Si legge dunque con curiosità questo classico di Matsumoto Seicho, del 1958, che punta invece a purgare il suo Tokyo Express (Kitano ne trasse poi un film) da tutto quel che non concerna la pura e semplice risoluzione del duplice (apparente) suicidio di un uomo e una donna su una spiaggia. Dei personaggi, come degli investigatori, si ignorano le pulsioni recondite, gli abiti che indossano e qualsiasi dettaglio biografico non funzionale alla vicenda. Il giallo si scarnifica nella sua purezza enigmistica e addirittura si addentra negli orari ferroviari, che saranno determinanti per individuare e incastrare i colpevoli. Detto così, può sembrare un surrogato del cruciverba sotto l’ombrellone o un romanzo quasi robotico: ma è appassionante e riconduce alla sorgenti della narrativa gialla, che sono una celebrazione dell’intelligenza deduttiva (o abduttiva). Basta solo sapere che l’accostamento con Simenon, ricorrente per questo scrittore, è totalmente fuori luogo.
Matsumoto Seicho
Tokyo Express
Traduzione di Gala Maria Follaco
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