Norbert Paulini è un appassionato bibliofilo, proprietario e animatore a Dresda di una ricercatissima libreria antiquaria tramandatagli dalla madre. Le prime 170 pagine del romanzo La rettitudine degli assassini di Ingo Schulze raccontano la progressiva perdita d’animo di questo idealista assoluto, che coincide con la discesa in un baratro economico; e nel seguire il suo personaggio Schulze pennella schizzi della Germania comunista- compreso l’inevitabile passaggio dello spionaggio familiare- la disillusione dell’Eden capitalista, la difficile integrazione post-riunificazione. È un racconto piano, lineare, abbastanza austero di quale possa essere il percorso formativo di un sovranista. Un primo indizio di anticlassicismo è la sostanziale disincarnazione dei personaggi, a parte il primattore. E in effetti a due terzi di romanzo il registro narrativo cambia, il narratore di Paulini prende le fila del discorso e ci insinua dubbi sulla piena credibilità del racconto, sostituito poi da un inatteso, nuovo narratore che cerca di rimettere insieme i cocci della storia. Così, un romanzo di storia contemporanea prende la parallela fisionomia di un funambolico romanzo metaletterario che sarebbe piaciuto a Umberto Eco, un apologo sul libro che non remunera e non salva (dentro un libro che ovviamente, per il suo stesso essere, perora la causa opposta), uno stordimento di tipo pirandelliano.
Ingo Schulze
La rettitudine degli assassini
Traduzione di Stefano Zangrando
Corrado Augias, Il Venerdì
Francesca Rigotti, Il Sole 24 ore
La conclusione del conduttore di Fahrenheit – Tommaso Giartosio
Queste sono le tre ragioni per cui ci si offende:
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Hai detto male di me
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Hai violato un confine
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Non ti sei accorto di me come, e quanto, avresti dovuto
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