La storia è semplice e lineare: due giovani nello stato indiano del Tamil Nadu, Kumaresan e Saroya, si innamorano e decidono di sposarsi. Il guaio è che appartengono a due caste differenti: nella città di Tholur, dove si sono conosciuti perché lei vive lì e lui è andato a lavorarci, al limite la questione potrebbe pure essere superata. Ma ottenere nello specifico il consenso dei genitori di Soraya non sarebbe agevole, e comunque Kumaresan vorrebbe ritornare nel suo villaggio natìo. Ma in quel luogo provinciale di campagna riusciranno a mandare giù l’amaro boccone della differenza di casta? (oltre tutto quella della ragazza è inferiore).
Kumaresan non ha dubbi. Sì, all’inizio la mamma- del padre è orfano- potrà borbottare, ma si sottometterà immediatamente alla bellezza di Saroya e alla felicità del figlio, e alla peggio ci saranno gli zii a dar man forte! Non va esattamente così: diciamo che al confronto i Montecchi e i Capuleti organizzarono un mese di festeggiamenti. La brutalità, l’ignoranza, la superstizione, la grettezza e l’odio di casta che Perumal Murugan mette in scena in questo romanzo sono un’impressionante denuncia della conflittualità tra gruppi in India. Possiamo però ben considerare l’opera illuminante riguardo il più generale divario culturale che nel mondo separa i centri urbanizzati e i villaggi, l’universale tema della reazione della comunità contro l’estraneo, l’autoritarismo della tradizione. Dal punto di vista letterario, per apprezzare Rogo (pubblicato in Italia dal formidabile editore Utopia, che di rado sbaglia un colpo) bisogna porsi nella disposizione corretta e considerarlo un poema tragico d’impronta classica, nonostante lo stile linguistico sia pulito, a tratti fiabesco e ricercatamente ingenuo. Si può in questo modo trovare ragionevole che i personaggi veri siano solo tre (i due giovani e la madre di lui), che essi vivano in modo del tutto immanente (il presente e il passato non esistono, in pratica, e i giovani non possiedono nessuna prospettiva interiore aggiuntiva rispetto al loro rapporto), che tutto s’indirizzi dove conduce il fato e che intorno alle tre figure si agiti una massa per lo più indistinta di persone formanti nella sostanza un coro greco che commenta in diretta il tessuto emotivo: e che la mamma sia una terribile dea incazzata. Il fluire è avvincente e toccante, solo non si capisce perché mai Murugan o chi per lui abbia scelto di autospoilerare il finale in un modo che non vi dico.
Perumal Murugan
Rogo
Traduzione di Dorotea Operato
Utopia
Corrado Augias, Il Venerdì
Francesca Rigotti, Il Sole 24 ore
La conclusione del conduttore di Fahrenheit – Tommaso Giartosio
Queste sono le tre ragioni per cui ci si offende:
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Hai detto male di me
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Hai violato un confine
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Non ti sei accorto di me come, e quanto, avresti dovuto
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