“Ma chissà se Sigrid Nunez è libera per cena, una di queste sere!”. E’ difficile che a chi legge questo romanzo, premiato con il National Book Award, non venga il desiderio di trascorrere del tempo con una persona così intelligente, che dissemina pensieri arguti e profondi su sei o sette temi alternati: la letteratura, la memoria, il senso profondo della scrittura, la dinamica delle relazioni di genere tra docenti e allevi nell’ambito universitario, le fasi del dolore, il femminismo e- last but not least– la natura del rapporto tra l’essere umano e l’animale domestico, e anzi la natura stessa della domesticazione e della psicologia animale. Un’aneddotica ben selezionata rende ancora più fluida la scrittura, già fluida di suo. E la storia? Una scrittrice scrive al suo antico amico-mentore, appena suicidatosi, ed è in difficoltà a elaborare il lutto per colui che anche lo psicoanalista cerca di convincerla sia stato il vero amore della sua vita (consumato una volta solo perché il furbo seduttore suggerisce: “dovremmo scoprire anche questo l’uno dell’altra”) e che comunque l’ha iniziata all’irrevocabilità della scrittura (“C’è almeno un libro in te che non può essere scritto da nessun altro che da te”). E nel mentre, si prende in carico- lei, e nessuna tra Prima Moglie, Seconda Moglie e Terza Moglie- l’alano del vecchio amico, con gli oneri iniziali che ciò comporta, incluso il rischio di essere mandata via dall’appartamento per violazione del regolamento condominiale. Trama esile, che il flusso delle meditazioni rende quasi impalpabile. E dunque narrativa al confine della narrativa…ma a poche pagine dalla fine la sorpresa metanarrativa che la ricolloca nel settore fugando ogni dubbio. Molto kunderiano, il tutto. Chi non si rassegna al campo ridotto dell’azione può sempre- come gli suggerisce la Nunez- palpitare nell’ansioso interrogativo: Succede qualcosa di brutto al cane?
Sigrid Nunez
L’amico infedele
Traduzione di Stefano Beretta
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