Chiunque voglia sottoporsi a una cura di letteratura dovrebbe imporsi quale posologia la lettura metodica dei romanzi di Georges Simenon, la cui pubblicazione integrale rappresenta allo stato uno dei meriti principali di Adephi. L’ultima uscita, Le persiane verdi, è l’ennesimo ritratto di un personaggio vigoroso e fragile, irruento e depresso, questa volta l’attore Emile Maugin che apprende da un medico che il suo cuore ha compiuto, poco oltre i cinquant’anni il lavoro che pratica normalmente in un corpo di settanta. Simenon è un fine psicologo nel mostrare puntualmente come la prossimità della morte, temuta o reale, non sia una rottura: essa acuisce la sensibilità di chi ne è minacciato, cioè ne esaspera i difetti e ne potenzia le virtù. Nelle condizioni estreme i personaggi dello scrittore non si perdono ma vengono posseduti da una lucidità talmente netta da rasentare la deformazione: non so se Heidegger leggesse Simenon ma di certo avrebbe approvato. In ogni romanzo si scopre una peculiarità della sua prosa, e solo in quel momento si ricorda di averla già incontrata. In questo caso la meravigliosa sovrapposizione di dialoghi in diretta e in flashback.
Georges Simenon
Le persiana verdi
Traduzione di Federica Di Lalla e Maria Laura Vanorio
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