Alcuni libri dovrebbero essere premiati con l’acquisto già solo per il titolo. “Teoria generale dell’oblio” è un titolo che promette ed elude, proprio come l’oblio, per poi introdurci a una delicata miscela di astratto e concreto, di lirico e crudo preparata dallo scrittore angolano Jose Eduardo Agualusa, finalista nel 2016 al Man Booker International Prizer, celebrato fra i massimi autori in lingua portoghese, resa qui magistralmente dalla traduzione di Romana Petri. Lo sfondo del romanzo è la guerra d’indipendenza angolana, esplosa nel 1975 a ruota della Rivoluzione dei garofani in Portogallo, e della fase controrivoluzionaria che le è seguita. La protagonista è la lusitana Ludovica Fernandes Mano, giovane agorafobica che dal Portogallo si trasferisce insieme alla sorella e al cognato a Luanda, nel prestigioso Palazzo degli Invidiati. L’improvvisa scomparsa dei parenti e l’immediata successiva, incresciosa visita di un personaggio in cerca di diamanti la inducono a concretizzare il suo ritiro dal mondo con la rapida costruzione di un muro che la separa anche dal resto del condominio: una vera dichiarazione programmatica del romanzo, oltre che di Ludo, per quanto la solidità dell’ostacolo che ha frapposto all’esterno si unisca alla friabilità della memoria e alla tentazione di coltivarla, nonostante la seduzione dell’oblio. Così, Ludo, che deve risparmiare “sull’acqua, sul fuoco e sugli aggettivi” si disseta con l’acqua piovana, si sfama con i piccioni che cattura dopo averli attirati con i diamanti e brucia la biblioteca per i suoi diari (stupendi inserti letterari nel libro), per poi passare a scrivere su quella stessa parete che ha elevato. Il mondo esterno, che continua a vivere nella sua osservazione dal balcone e nelle peripezie di alcuni personaggi ben cesellati da Agualusa, è restio a farsi depennare, e così viene a regolare conti sospesi sul pianerottolo, si intrufola nelle forme di un ragazzino che reciprocamente si adotta con questa nonna bislacca, infine viene a chiedere perdono e spiegare perché i parenti siano spariti: liberando Ludo dalla fatica di dimenticare quel segreto che l’ha resa fobica. Una scrittura soave che riaggiorna i codici del realismo magico e che piacerà a chi ha amato Calvino e Manuel Scorza.
Josè Eduardo Agualusa
Teoria generale dell’oblio
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