Questo è un romanzo sulla terra. Non la terra in generale, bensì il luogo d’infanzia dell’autore greco Ilias Venezis, un lembo di costa turca sotto i monti Kimidenia in Anatolia, popolato da discendenti ionici che parlavano la lingua greca e praticavano la religione cristiana. Rettifico: una volta chiarito che si parla di quella terra, il concetto di terra è però proposto in senso generale, cioè un insieme sottilmente armonico di esseri umani, animali, piante, fatti reali, sogni, esilio, memoria, materia, linfe, calpestii, semi, fossili, liminalità fra morti e viventi. L’autore lo scrisse nel 1942, quando Atene soffocava sotto il tallone nazista, come a creare un controcanto mediante un’arcadia forse perduta- o forse no, non foss’altro perché il ricordo ce la restituisce- dentro la quale nessun animo, per quanto corrotto, sa negarsi alla bontà. Non tante volte mi sono imbattuto in un libro così ostentatamente colmo di sentimenti teneri senza che mai salisse fastidiosamente il tasso letterario di glicemia. Lo sfondo è l’infanzia di cinque ragazzini (quattro sorelle e un fratello, che assume talora l’io narrante e rispecchia la voce di Venezis) ma, sopra quello, Terra eolica sgorga racconti che in un attimo passano dal mito alla fiaba da Mille e una Notte, dalla parabola alla narrativa drammatica e al soffio della storia. Per quanto centrifugo, il testo trova uno speciale polo di attrazione nella figura di una delle sorelle, Artemis, e nella speculare deuteragonista e contendente in amore, Doris. La passionalità degli eroi discende da quelli omerici, e lo stesso stile di Venezis (di certo ben supportato dalla traduzione) è immerso in uno struggente classicismo lirico, capace di posarsi su ogni parte del creato e originalmente mescolato con costruzioni avanguardistiche nella struttura dei dialoghi, dove sovente la frase si mescola con il suo commento. Un libro meraviglioso proposto dalle Edizioni Sette Colori, cui si deve uno dei cataloghi oggi più convincenti fra le pubblicazioni italiane.
Ilias Venezis
Terra eolica
Traduzione di Francesco Colafemmina
Corrado Augias, Il Venerdì
Francesca Rigotti, Il Sole 24 ore
La conclusione del conduttore di Fahrenheit – Tommaso Giartosio
Queste sono le tre ragioni per cui ci si offende:
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Hai detto male di me
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Hai violato un confine
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Non ti sei accorto di me come, e quanto, avresti dovuto
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