L’imminente uscita del libro di un autore può essere l’occasione per recuperare quel che di precedente si era perduto. Dal 20 febbraio sarà in libreria “Resto qui”, con Einaudi, che segna il ritorno al romanzo dopo l’opera pubblicata con Sellerio che gli valse il Premio Campiello nel 2015, “L’ultimo arrivato”. E’ questa la storia di un ragazzino immigrato dal profondo sud a Milano negli anni sessanta, che ne segue, a strappi e per flashback, la vita da bambino a nonno. Quale pregio ha assicurato a Balzano la meritata assegnazione del premio? Certamente la capacità, non comune nella letteratura italiana più recente, di costruire un personaggio credibile e coinvolgente, che colma il divario tra essere e voler essere se non nei risultati di una vita sprecata e masticata dagli effetti collaterali del miracolo economico, nello sviluppo di un’interiorità che non cessa mai di interrogarsi non banalmente sul rapporto tra il bene e il male. Nel tragitto Balzano scatta istantanee di pezzi di Italia mai ricomposti, con un linguaggio simpaticamente spigliato e l’occhio amaro e poetico che estrae la malinconia dalle macerie del futuro non meno che da quelle del passato e le colleziona quali preziose reliquie.
Marco Balzano
L’ultimo arrivato
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