Lo so, siete abituati che sul web si legge veloce, e che chi scrive tira subito alle conclusioni. Vivete nell’era del multitasking e fate sette cose contemporaneamente, e bisogna affrettarsi per passare alle sette successive. In questa sezione però, più ancora che in altre, vi chiedo di rallentare. Indugiare sul pensiero, il vostro oltre che il mio, come si sofferma lo sguardo su un paesaggio.
Tecnica e uomo, chi comanda fra i due?
È giusto dire che l’uomo è padrone della natura ma ormai sempre più schiavo della tecnica? Maurizio Ferraris, in un articolo di qualche settimana fa su Repubblica, contesta questo assunto, che sarebbe sconfessato dall’evidenza dei fatti attuali, nei quali la natura ci ha messo in ginocchio con la pandemia e a salvarci è stato quel prodotto della tecnica che è il vaccino. (altro…)
Il colpo di stato
Una differenza importante tra l’Occidente e tutti i paesi che sono passati per la colonizzazione europea (o per l’annessione sovietica) parrebbe essere, ad oggi, che per noi il colpo di stato è relegato nei manuali di storia mentre per i secondi rimane una costante possibilità.
L’attualità del colpo di stato, nel 2021, è stata rinverdita in Birmania e in Mali. (altro…)
La violenza fiscale delle multinazionali
Sei un imprenditore medio e consegni circa la metà dei tuoi profitti allo stato. Sei un dipendente dal misero e bloccato salario che ne paga oltre un terzo di tasse. Ora dovresti entusiasmarti perché questi escono dalla riunione del G7 con una decisione storica: le multinazionali pagheranno il quindici per cento di imposte. (altro…)
Correggere il politicamente corretto e farne un manifesto
Uno spettro si aggira per il mondo: il politicamente corretto. Dagli Stati Uniti, parrebbe, si sta lentamente spostando per il globo, e recentemente due piccoli casi hanno acceso i riflettori sul nostro paese: la parodia dei cinesi fatta da Scotti e Hunziker, le successive scuse e la tirata feroce dei comici Pio e Amedeo, con tanto di rammarico che non si possa neppure sfottere qualcuno chiamandolo ricchione. (altro…)
L’offesa e gli stereotipi
Può esserci qualcosa di più noioso che trascorrere la serata con una persona che ragiona solo per stereotipi? Giusto passarla con un assicuratore!
Ovviamente questa seconda parte non è vera, al massimo è uno stereotipo, e uno stereotipo debole perché non ha una larga diffusione nel connotare la fisionomia psicologica e sociale dell’assicuratore (solo un po’ al cinema. Nella chiusura di “Amore e guerra”, il personaggio interpretato da (altro…)
Come la rete sta spegnendo la creatività
Un artista, un giornale o un’azienda che voglia catturare l’attenzione del proprio pubblico deve mantenere la comunicazione sul filo di un delicato equilibrio tra la ripetizione e la novità. Da una parte le necessita che il messaggio si distacchi per qualche ragione da quel che il destinatario già conosce perfettamente – e anche che spicchi rispetto a tutti i messaggi concorrenti – (altro…)
La credibilità
Che cosa intendiamo con questo concetto e come si sta trasformando
Le persone credibili sono quelle che secondo il nostro punto di vista:
- Dicono quello che davvero faranno.
- Hanno fatto davvero quello che dicono.
- Dicono quello che davvero faremo o che ci viene o ci verrà fatto da terzi.
- Faranno davvero quello che diciamo.
- Dicono quello che davvero fanno gli altri o quel che serve fare a noi.
La spontaneità e la volgarità secondo Facebook
La foto che trovate sopra questo articolo è stata scelta con grande cura. Non c’entra assolutamente niente con l’argomento, eppure è l’unica che veramente può rappresentarlo. (altro…)
La ricchezza dello sport. Superlega, tv e dintorni
Chissà se Juventus-Milan sarebbe stata la partita di apertura della Superlega. Quel che è certo è che fu la prima partita in diretta alla televisione italiana, il 7 febbraio 1950, e si concluse 1-7. La crescente passione per lo sport indusse la Rai a varare, il 3 gennaio 1954, un contenitore di avvenimenti, una sorta di telegiornale dedicatovi esclusivamente, La domenica sportiva. Veniva trasmessa da un piccolo appartamento affittato a Milano da un facoltoso profumiere. Anche quando, qualche tempo dopo, la Rai poté permettersi il lusso di ospitarla in un ufficio interno, lo spazio non era ancora abbastanza capiente per la sala di montaggio, cosicché i 220 centimetri di pellicola (tanti ne bastavano per riprodurre un servizio di una partita di pallone) venivano portati in fretta e furia dall’edificio di fronte. (altro…)