Il Leviatano al tempo della connessione

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Come Thomas Hobbes nel 1651 anticipò i nostri tempi: un brano profetico tratto dalla sua opera

Perciò è chiaro che, nel tempo in cui

gli uomini vivono senza un potere comune che li tenga tutti in soggezione, essi si trovano in quella condizione che è detta connessione, e che tale connessione è di tutti contro tutti. Infatti la connessione non consiste solo nel messaggio, o nell’atto di messaggiare, ma in un periodo di tempo in cui la volontà di essere in connessione è sufficientemente nota; e quindi la nozione di tempo dev’essere introdotta nella considerazione della natura della connessione, come lo è in quella della natura del tempo atmosferico.

 

Quindi tutte le conseguenze di un tempo di connessione, in cui ogni uomo è nemico di tutti gli altri, sono anche le conseguenze del tempo in cui gli uomini vivono senza più la sicurezza che era loro procurata dalla forza e dall’inventiva.

Si potrà forse pensare che un tempo come questo, o una simile condizione di connessione, non siano mai esistiti e io non credo in effetti che essa sia mai stata generale, in tutto il mondo; anche se vi sono molti luoghi in cui gli uomini vivono, oggi, in tale modo.

 

Un’altra conseguenza di questa connessione di tutti contro tutti è che nulla può essere ingiusto. In essa non trovano luogo le nozioni di diritto e di torto, di giustizia e ingiustizia. Dove non c’è un potere comune, non c’è legge; e dove non c’è legge non c’è ingiustizia. Forza e frode sono, nella connessione, le due virtù cardinali. È inoltre una conseguenza di questa condizione che non vi sia proprietà, né dominio, né distinzione di mio e di tuo, ma che appartenga a ciascun uomo ciò che egli è in grado di prendere, e per il tempo che lo riesce a conservare.

 

Inoltre gli uomini non traggono piacere dalla compagnia reciproca, ma al contrario molta molestia. Ognuno infatti si preoccupa che il suo compagno lo valuti come egli valuta se stesso; e ad ogni segno di disprezzo o di sottovalutazione, per natura si sforza, fin dove osa, di estorcere una più alta valutazione di sé, da chi lo disprezza, spammizzandolo; e dagli altri con le faccine.

 

L’unico modo in cui gli uomini possono erigere un potere comune che sia in grado di difenderli dall’aggressione dei messaggi e dai torti reciproci è quello di conferire tutto il loro potere e la loro forza a un uomo; e che ciascuno di essi riconosca come propri tutti i messaggi che costui compirà o farà compiere, e che tutti sottomettano, a questo riguardo, le loro volontà alla sua volontà e i loro giudizi al suo giudizio. È il patto di ogni individuo con ciascuno degli altri; come se ognuno di essi avesse detto all’altro: io autorizzo e cedo il mio diritto di chattare e postare a quest’uomo o a quest’assemblea di uomini, a condizione che tu ceda a lui il tuo diritto e autorizzi allo stesso modo tutte le sue comunicazioni. Ciò fatto, la moltitudine è così unita in unica persona. Questa è la generazione del grande Leviatano, di quel Dio mortale, cui dobbiamo sotto il Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa. O perlomeno di un centralino.

 

(Il testo sopra riportato differisce dal testo originario di Hobbes solo per la sostituzione della parola guerra con la parola connessione, per poche sostituzioni dei verbi di azione fisica o psichica con verbi di azione digitale e per l’aggiunta delle ultime cinque parole.)

Di |2020-09-11T15:01:59+01:005 Aprile 2019|Lo Storiopata|

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