La facile reperibilità cui espongono i dispositivi digitali mette maggiormente alla mercé del contatto indesiderato e costringe sulla difensiva gli utilizzatori che saggiamente operano una selezione fra quelli che ne richiedono l’attenzione.
Nella mia esperienza, però, si sono moltiplicati i casi di scostumatezza plateale, quasi di passaggi senza soluzione di continuità dall’apertura amichevole all’inurbanità: casi in cui una persona, irretita dalla possibilità di promettere qualcosa più facilmente anche grazie alle semplificazioni dei dispositivi (che consentono di lavorare più velocemente, di entrare in contatto più facilmente, di essere ottimisti sul proprio rendimento) poi si nega non rispondendo più a messaggi (nel mio caso per lo più mail, visto che non uso il cellulare) o a chiamate, specie dopo avere assunto impegno di rispondere qualcosa in un certo termine. Sarebbe in parte sbagliato considerare la questione solo sotto l’aspetto della relazione umana: il richiedente che non si è in grado di favorire in quel momento è un “problema” e come tale va ricondotto nella logica utilitaristica del sistema, rimosso o rinviato.
Molti adolescenti sono sopraffatti dall’angoscia quando non ricevono sulla messaggistica risposte che, nella loro ingenuità, reclamano sulla base di aspettative interamente relazionali. Non è un paradosso che abbia più probabilità l’estraneo di ottenere una risposta sollecita su quale ristorante offra un pasto veloce e conveniente a Viale Trastevere che non il giovane che attende un chiarimento, o delle scuse, da un amico. Solo il secondo caso rappresenta un «problema», e viene affrontato tecnicamente (al limite anche rompendo il fidanzamento con un messaggio, allo stesso modo in cui si cancella da una newsletter che rallenta l’hardware). Sherry Turkle ha sottolineato come nelle giovani generazioni sia più raro chiedere scusa, anche perché le vere scuse devono passare per un confronto personale e non mediato, oppure occluso, dal dispositivo. La questione è che prima di arrivare alla soglia della relazione esse vengono espulse quale nociva interferenza prodotta dal dispositivo. Non è una novità che gli uni per gli altri siamo risorse ed anche problemi: di diverso c’è che questa non è più una metafora ma l’esatta descrizione di un dispositivo.
Questa lunga spiegazione mi serve per spiegare come mai il contatto digitale, oltre che un acceleratore di offese aggressive, sia un moltiplicatore di offese riflessive. Produce una serie di aspettative negate, che come abbiamo visto sono la radice dell’offendersi.
Brano estratto dal paragrafo “Scopri perché lo smartphone fa di te un problema”, nel capitolo 9, “Offendersi in rete”.
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