Libri usati
O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.
L’intelletto è per natura proclive a credere e la volontà ad amare; sicché in mancanza di oggetti veri, è forza che si volgano a quelli falsi.
Il signor di Gouffier mi diceva: “Le ragioni mi vengono in mente dopo: sulle prime, una cosa mi piace o mi spiace senza che ne sappia il motivo; eppure, mi spiace per il motivo che scopro più tardi”. Ma io credo che non la cosa spiaccia per le ragioni che si trovano in un secondo tempo, bensì che queste ragioni vengano trovate perché la cosa spiace.
Com’è difficile proporre una cosa al giudizio di un altro senza corromperlo con la maniera stessa di proporgliela! Se si dice “A me par bella, mi sembra oscura” o simili si trascina l’immaginazione dell’interlocutore verso quest’apprezzamento oppure la si spinge verso quello contrario. Meglio non dir nulla: allora esso giudicherà da sé, vale a dire secondo quel che sarà in un dato momento e secondo l’influsso che su di lui avranno tutte le altre circostanze, non dipendenti da lui. Ma, per lo meno, non avremmo influito in nessun modo su di lui: salvo che il nostro stesso silenzio non faccia anch’esso il suo effetto, secondo il senso e l’interpretazione che a costui piacerà attribuirgli o secondo le congetture, se è fisionomista, non mancherà di tratte dai movimenti e dall’espressione del nostro volto o dal tono della nostra voce: tanto è difficile non smuovere da un giudizio dalla sua posizione naturale o, per meglio dire, tanto poche ne ha di ferme e stabili!
Tutto il nostro ragionare si riduce a cedere al sentimento.
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