La ripetizione della propaganda è persuasiva in due casi: quando, come detto, il conformismo e l’imitazione ne consentono la diffusione contagiosa (in uno stato totalitario, in una moda) oppure quando il vero protagonista della ripetizione è il destinatario, che nello slogan o nelle fake news ritrova conferma degli stereotipi a cui è attaccato. Non è la bugia che trova chi ci crede ma è chi ci crede che trova la bugia, e l’apparato tecnico si è progressivamente evoluto a sufficienza da facilitargli la ricerca, sino al punto di esonerarlo dal compierla. Le fake news non girano a casaccio. Non sono come i volantini, infilati nelle cassette della posta come capita. Grazie all’algoritmo di Facebook giungono esattamente a quelli che potrebbero crederci. Sono un rinforzo delle informazioni che già condividono. Se odi Bill Gates, ti arrivano tutti i post su Bill Gates che sodomizza suo nonno, o di quelli che giurano di averne prova documentale. Di più: l’algoritmo rispetta le tue abitudini. Se al mattino ti piace fare la rassegna della stampa internazionale, non ti sta a disturbare con le stronzate. Insomma, per l’algoritmo di Facebook, fonte affidabile chiama fonte affidabile e balla chiama balla. Non esistono davvero profili complottisti: solo complottisti profilati.
Fra i caratteri distintivi dell’umanità vi è la tendenza a evitare la ripetizione, privilegiando l’innovazione creativa e ciò che è differente. A uno sguardo più attento, però, fenomeni e comportamenti ricorsivi risultano prepotentemente insediati nei fondamenti delle nostre vite, e non solo perché rimaniamo incatenati ai vincoli della natura. Come le stagioni e le strutture organiche nell’evoluzione, si ripetono anche i cicli storici e quelli economici, i miti e i riti, le rime in poesia, i meme su Internet e le calunnie in politica. Su concetti e comportamenti reiterati si basano l’apprendimento e la persuasione, ma anche la coazione a ripetere e altre manifestazioni disfunzionali. Con brillante sagacia, Remo Bassetti affronta un concetto finora trascurato, scandagliandolo nei vari campi del sapere, fra antropologia, letteratura e cinema, per dipingere un affresco curioso di grande ispirazione. Da Kierkegaard almachine learning, dai barattoli di Warhol ai serial killer, dai déjà vu fino alla routine, questo libro offre un’analisi profonda della variegata fenomenologia della ripetizione nel mondo moderno, sia nelle forme minacciose e patologiche sia in quelle che invece assicurano conforto, godimento e, persino, libertà.
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