Nuvolari, Mussolini, Coppi, il miracolo economico, Maradona, la borghesia di inizio secolo, i caratteri degli italiani, il Coni, l’alpinismo, il doping, la violenza negli stadi… In questo libro, dai primi passi nell’Ottocento fino alla fine degli anni Novanta, lo sport viene trattato come osservatorio privilegiato per la comprensione di fenomeni sociali e culturali e fotografia della vita nazionale. Ma Storia e storie dello sport è anche una specie di romanzo collettivo in cui gli atleti e i personaggi sono narrati nei loro dati umani e tecnici, essenziali o piacevolmente inessenziali.
Pubblicato da Marsilio nel 1999. Esaurito. Ora puoi scaricarlo tutto gratuitamente in pdf, scusandoci per qualche errore nel passaggio dal cartaceo al formato digitale.
“Un quadro di autentico respiro storico. I fatti dello sport sono collocati nel loro contesto sociale in una misura e con un’acutezza sconosciuta a tanti altri studi sul tema”
Gianni Vattimo L’Espresso
“Leggendo la bella prosa di questo notaio capirete il come e il perché del pianeta sport”
Gianni Riotta La Stampa
“Un testo che dovrebbe essere adottato nelle scuole”
Manuela di Centa
“Talento narrativo… capacità di analisi dialettica e una non nascosta passione per l’argomentare eccentrico”
Antonio Franchini Dario
Quando i nuotatori italiani andavano a fondo
Chi l’avrebbe mai detto che saremmo diventati un paese con tanti campioni nel nuoto? Io no. Ecco un brano dal mio libro, del 1979, quando proprio sembravamo negati per quello sport.
Tra il 1969 e il 1974 la mediocre squadra azzurra si fece bella con un autentico fenomeno, Novella Calligaris, che fu anche la prima enfant prodige dello sport italiano, dato che cominciò a brillare sin dai quattordici anni. (altro…)
Bottecchia, una vittima del fascismo?
Nuvolari e Varzi, vite da romanzo
Disastri azzuri (oltre Ventura)
Attorno agli atleti: allenatori, dirigenti, arbitri
Sarebbe giusto autorizzare il doping? Quale lezione lo sport offre alla vita
Insomma la Russia e il ciclismo rimangono i malati incorreggibili della terribile pratica. Ma, per quanto siano aumentati e scientificamente progrediti i controlli, tutti sappiamo che il fenomeno è tuttora assai più esteso di quanto emerga. E così, in casi come questo, diventa d’obbligo domandarsi: ma visto che insistono, avranno mica ragione loro? Non sarà il caso di riconsiderare la questione del divieto? Qualche mese fa persino sulle colonne di Le Monde si poteva leggere la proposta di istituire competizioni fra atleti liberi di iniettarsi l’inverosimile, purchè con trasparenza e in tornei separati. (altro…)