Una delle tante notizie estive che mi hanno dato da pensare è la condanna di Umberto Bossi per avere falsificato documenti al fine di ottenere finanziamenti per la Lega dallo stato: ancor più mi ha colpito che buona parte di quei soldi se li mettesse in tasca lui. Come è noto lo slogan di Bossi suonava: “Roma ladrona”. Ora, uno si domanda, tra tante risorse demagogiche, perché scegliere proprio quella che violava gravemente?
Mi è venuta in mente una frase che pronunciava sempre mio padre:
“Ognuno misura gli altri secondo il suo metro di sensibilità”. In altre parole, se una persona appare troppo preoccupata che l’altro voglia fregarla è probabile che stia semplicemente proiettando sul prossimo il suo codice di comportamento, dando per scontato che sia quello normale, anche per pulirsi la coscienza. Mi pare una pillola di saggezza per giudicare le relazioni private. Nella vita pubblica ci sono persone sospettose per mestiere, come i giornalisti o i magistrati. Al di fuori di quelle, che si tratti del militante politico o dell’arrabbiato di Facebook, secondo me è un ottimo criterio di osservazione. Non dico, naturalmente, che vada inteso alla lettera. Sarei in effetti sorpreso di scoprire che Salvini ospita clandestini in soffitta. Ma in fondo, Bossi docet, chi può esserne certo?
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