Nel catalogo di domande stupide che ciascuno di noi si è sentito almeno una volta rivolgere nella vita rientra di sicuro: “Vuoi più bene a mamma o a papà?”.Il Tribunale di Trieste ha pensato di rendere più sofisticato quest’interrogativo attribuendo a un bambino di sei anni il potere di decidere il genitore a cui essere affidato,per giunta in un caso che non determina con chi trascorrere i week-end ma in quale continente vivere, stante che i litiganti abitano rispettivamente in Italia e in Perù.La domanda può assumere vari profili, dall’impegnativo “Caro, verso quale dei genitori vuoi coltivare un senso di colpa per l’eternità?” a un più fatuo e subdolo: “Piccolo, vuoi rimpiangere il ceviche o i rigatoni?”. Senza per fortuna la medesima piega cruenta, è una negazione dell’infanzia non meno assurda di quelle che si perpetrano nei paesi che fanno imbracciare i fucili ai bambini. Per individuare la vera madre Salomone lanciò il ballon d’essai di tagliare in due il conteso. Questi lo fanno sul serio, salvo poi dire al bambino: vedi tu come adesso vuoi incollarti tutto intero. I bambini, ricordiamolo, hanno un diritto sacrosanto, che sopravanza tutti gli altri: di non essere ancora adulti.
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