In Italia tutto accenna a tornare alla normalità, ad eccezione delle biblioteche, quasi compattamente ancora chiuse, specialmente quelle civiche e universitarie. Qui non c’è streaming che tenga: gli studenti, significa semplicemente privarli della possibilità di lavorare adeguatamente sulle tesi di laurea o di approfondire gli argomenti che imparano in modo basico sui libri di testo. E di quelli che non possono permettersi di comprare i libri, e si riforniscono in biblioteca vogliamo parlare? O dei ricercatori, e dei giornalisti, di chi scrive libri? In diverse biblioteche non sarebbe un problema allestire uno spazio distanziato: non si vede perché non possono fare quello che sono in grado di fare i bar. Ma almeno il servizio di prestito! Sulla carta, per giunta, il virus non resiste più di sei ore, alcuni dicono tre (ma leggiamo che quando si riaprirà i libri restituiti rimarranno a “prendere aria” per alcuni giorni). Nessuna protesta, nessun corteo, nessuna dichiarazione pubblica, nessuna giustificazione. Solo miliardi di pagine silenti. E’ in questo scandalo delle biblioteche, e in nulla più di esso, che alberga lo sprezzo per la cultura.
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