Scrivere che esponenti di Casapound minacciano gli zingari è una notizia riportata correttamente, come lo sarebbe una che titolasse: membro di Casapound schiaffeggia un ebreo. L’essere membri di Casapound, purtroppo per l’umanità, dà pienamente conto in questi casi dell’azione commessa. Diverso è rendicontare, in un titolo, che due membri di Casapound, di cui uno assessore, hanno stuprato una ragazza, perché fra le due cose non c’è una consequenzialità, specie se si tratta di due scappati di casa di un paese vattelappesca. Poi capita la storia del Salone del Libro. E’ una manifestazione importante, ma sinceramente mi dà più fastidio che dei fascisti possano avere legittimamente peso politico in Italia che vedergli installare uno stand che non si sarebbe filato nessuno. E se c’è un luogo adatto a sputtanare, nel momento stesso in cui avviene, l’apologia del fascismo, reato praticato senza disturbo dal primo giorno della Repubblica, la sede della cultura sarebbe quella adatta. Preoccuparsi dello stand al Salone, in questo modo, fa un po’ tanto “not in my back yard”. Il risultato è che i fascisti possono dire, loro, che è stata negata la libertà di pensiero, e prendersi una pubblicità quadrupla che con lo stand. E mi domando se non fosse compito più proficuo per la libertà di pensiero che gli intellettuali con un seguito (mi rendo conto, sempre più un ossimoro) invitassero ieri tutti gli italiani a esporre sui balconi lo striscione con scritto “Questa Lega è una vergogna”, come quella donna a cui la polizia l’ha fatto togliere.
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