Il capovolgimento politico del Brasile, passato in pochi anni dal leader più di sinistra nel mondo a quello più selvaggiamente reazionario, ricorda la campagna emiliana degli anni venti,
rapidamente mutata da baluardo del socialismo rivoluzionario a baluardo del fascismo. Si rimane sempre tentati dalla ricerca dell’elemento di continuità che sveli un simile arcano: in entrambi i casi c’entrano qualcosa la violenza, la crisi economica e quel che oggi si definisce populismo. In casi come questi, e altri analoghi, rimane però, tra il primo e il secondo passaggio, una distinzione fondamentale: nella prima la massa politica è orientata a favore di un’idea, nella seconda contro qualcuno. Questo dettaglio, molto presto, fa la differenza.
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