In occidente ci siamo abituati a considerare una variabile decisiva nella contesa politica fra destra e sinistra (o quel che ne rimane) l’abisso che separa le città delle campagne, attribuendo alle prime la colpa della chiusura elitista o il merito delle resistenza progressista e cosmopolita contro il populismo retrivo delle provincie agrarie. In Perù, Pedro Castillo, il neo presidente della “marea rossa” è passato in pochi mesi dal 3% delle intenzioni di voto al trionfo elettorale grazie alla spinta delle campagne contro il centralismo economicamente conservatore delle campagne. Cionondimeno, quel che attende gli andini è un rinforzo dell’antiabortismo e un’opposizione alle unioni omosessuali. Da qualunque parti lo si giri, lo splendido isolamento culturale delle città è una forma di harakiri, o per l’eguaglianza sociale o per i diritti civili. O anche per entrambi.
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