Ho trovato esaltante che un personaggio pubblico per definizione disinteressato alla politica, quale si vuole sia un calciatore, abbia postato una foto con uno slogan di sostegno ai rifugiati, accettando di incassare oltre agli elogi gli inevitabili insulti. La questione della migrazione è un problema epocale che impone di schierarsi a chiunque rivesta, anche incidentalmente e non per qualità intellettuali, un ruolo di influencer. Dico prendere posizione, e non per forza favorevole. A Marchisio, come da prassi, hanno domandato perché non dia lui ai rifugiati i milioni che guadagna. A me però piacerebbe sapere dai tanti calciatori stranieri che giocano in Italia con quale tranquillità spendono i loro in un paese che minaccia di negare l’approdo anche a chi scappa dalla guerra o dalla carestia ma non sa mettere una pallone in mezzo all’area. Ovviamente quello dei calciatori è solo un esempio, la partecipazione militante delle personalità pubbliche non politiche sarebbe un contributo per scuotere il dibattito. E anche un modo per conoscerli meglio, perché non basta pararsi il culo timbrando (tardivamente) il cartellino del #metoo.
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