Pochi giorni fa la Corte di Cassazione è stata pesantemente criticata per una sentenza nella quale, secondo i commenti di vari esponenti del ceto politico
e la complicità dei titoli dei grandi quotidiani, avrebbe concesso uno “sconto di pena” a degli stupratori perché la vittima era ubriaca e lasciato intendere,come negli anni biu, che in certe condizioni è la donna che va a cercarsela. Chi si disturba a leggere la sentenza e le norme di legge apprende che: 1) lo stupro è la consumazione sessuale senza consenso ed è punito con una certa pena; 2) se la vittima è in condizioni di minorità il consenso non vale, e si tratta dello stesso reato con la stessa pena; 3) se lo stupro viene realizzato con “l’uso di sostanze alcoliche” oltre alla pena normale scatta un aggravante. La Cassazione ha affermato che lo stato di ubriachezza equivale alla “condizione di minorità” e quindi deve essere punito come stupro, pure se la donna fosse consenziente: una massima di civiltà a cui non si era attenuto il tribunale di primo grado. Poi, per un’evidenza che la norma trasmette già solo dal punto di vista della lingua italiana, la Cassazione ha stabilito che “l’uso di bevande alcoliche” significa che deve essere stato l’aggressore a provocare l’ubriachezza, e siccome la vittima si è ubriacata di suo non ha applicato l’aggravante. Si potrà discutere se i fatti si siano svolti o meno in questo modo, ma non c’è dubbio che la lettura della sentenza è opposta a quelle sbandierata, e della quale i quotidiani che l’hanno ospitata non hanno ritenuto di offrire una rettifica. Tra le femministe critiche qualcuna ha insistito, sostenendo che essa spostava l’attenzione dalla condotta del reo a quella della vittima, mentre il ragionamento era al contrario volto a individuare quello che l’aggressore non aveva fatto, senza che questo nulla offuscasse dell’odiosità e della punibilità di quel che aveva commesso. In questa triste fase della nostra storia, in cui la menzogna e lo spregio dei fatti offendono le regole della comunità, le donne per prime dovrebbero capire che la difesa della loro sacra libertà e dignità passa, sempre e comunque, per la rigorosa tutela della verità.
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