Il feticismo delle statistiche gioca brutti scherzi. Poche ne ho viste così prive di senso come quella che, qualche giorno fa sul principale quotidiano nazionale, dava conto dei “consumi culturali”, informando ad esempio che il 41% degli italiani è entrato almeno una volta al cinema in un anno, il 31% nei musei e 24 milioni hanno letto almeno un libro. A cosa può mai servire un’indagine di “almeno una volta”? Sarebbe come fare previsioni sulla fertilità demografica sulla base della percentuale delle persone di sesso opposto che “almeno una volta” si sono tenute per mano. Per non dire della totale indifferenza ai contenuti (ma che tipo di film? Che tipo di libro?), secondo una logica del “faccio cose, vedo gente” o una pacifica rassegnazione a pesare la cultura per ettogrammi al banco delle frattaglie. Un atteggiamento che seppellisce il concetto di consumo culturale. Ho la sensazione che sia abituale, ma adesso possiamo dire che è stato usato almeno una volta.
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