(mia traduzione)
Salmo
Lui arriva disarmato come la foresta, e come la nuvola non può nascondersi;
ieri portava un continente e spostava il mare.
Lui disegna il rovescio del giorno. A partire dai suoi piedi fabbrica il giorno
e gli presta le scarpe della notte, poi attende quel che succederà.
Lui è la fisica delle cose- le conosce e dà loro dei nomi che non svela.
E’ il reale e il suo contrario, la vita e altro della vita.
Là dove la pietra diviene un lago e l’ombra una città lui risiede e inganna
la disperazione, cancellando la speranza più piccola e danzando affinché la terra sbadigli
e gli alberi dormano.
Ecco, lui proclama l’incrociarsi dei confini incidendo sulla fronte
della nostra epoca il simbolo della magia.
Lui riempie la vita e nessuno lo vede. Trasforma la vita in schiuma
e vi affonda dentro. Lui cambia il domani in una preda dietro la quale
corre disperatamente. Le sue parole sono pesanti, dirette al vagabondaggio,
al vagabondaggio.
La perplessità è la sua patria ma i suoi occhi sono multipli.
Lui spaventa e rianima.
Trasuda di dramma e trabocca d’ironia.
Sbuccia l’uomo come una cipolla.
Lui è il vento che non spinge indietro il cammino e l’acqua che non risale
alla sorgente. Lui crea il suo spazio a partire da se stesso- non ha antenati
e le sue radici sono nei suoi passi.
Lui marcia nell’abisso e ha la statura dell’aria.
La mia traduzione è di seconda mano, cioè dal francese. E’ infatti tratta dall’antologia “Poésie syrienne contemporaine” e a sua volta è tradotta dal siriano da Saleh Diab.
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