Capitolo quattordici: Gli umani
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Il trailer del capitolo
Musica consigliata per la lettura del quattordicesimo capitolo: Opening from Glassworks (Philip Glass)
“Io ho avuto una figlia, ma non l’ho provata quest’esperienza. Siamo vissuti distanti. Fisicamente, ma forse non soltanto quello. Credo di averla presa in braccio pochissime volte. Magari le questioni sono collegate. Non sei degno di alzarlo, un figlio, se non sai accorgerti di quanto è bello in basso, radente alla terra”
“La vita non è ciò che accade ma la capacità di dargli senso, questa è la convinzione che mi sono fatto, studiandola da fuori. Ne sono ammirato. Non un senso meccanico, come le procedure di cui mi occupo. Non l’incastro dei pezzi ma l’abilità di scomporli, di modificarli”.
“Allora temo che sarei un pessimo insegnante”
“Perché?”
“Perché mi riconosco di più nel senso meccanico. Perché arricchire le cose di un senso personale è una fatica, una scommessa, una sfida. E’ più comodo trovarsele al mattino con attaccato il cartellino che c’hanno messo gli altri. Che qualità ci vuole per dare un senso? L’intelligenza? Il cuore? L’istinto? Forse non sono una cima in niente, ma nemmeno proprio arido. E però ho imparato a campare così, superficialmente. Con il dolore ho optato per un patto di non belligeranza: lui promette di lasciarmi in pace e io di non chiedere tante spiegazioni. Sfuggo, svicolo, dimentico, oppure mi adatto. (altro…)