Non so se qualcuno vorrà fare l’esperimento, perché vederlo una volta sola, l’ultimo film di Michael Haneke, basta, e forse avanza: ma sarebbe interessante, Happy end, vederlo una seconda volta, all’incontrario, seguendone il riavvolgimento. Probabilmente, nella prima scena,rimarremmo colpiti dall’uso documentaristico e perverso che una tredicenne fa dello smartphone, esattamente come nella versione dall’ordine corretto, poiché è così che circolarmente si conclude il film.
E nella fase finale del riavvolgersi penseremmo della giovane Eve: (altro…)