Se Georg Baselitz ha capovolto i quadri, Duane Michals ha capovolto la fotografia: cioè non alcune fotografie, ma proprio i concetti base della fotografia. Due su tutti. Il primo è che l’immagina parli da sola, e valga più di cento parole. Michals, per giunta con la vena dello scrittore di razza, ha invece “sporcato” suoi scatti con i testi, giungendo all’uovo di Colombo, ovvero alla dimostrazione che il testo e la foto insieme potessero dire molto più che il testo e la fotografia singolarmente (per quanto disturbante ciò possa risultare per un teorico dell’opera aperta e completata dallo spettatore/lettore interpretante: ma in fondo quel che viene fuori non è un’opera chiusa ma solo un opera più complessa. Più complessa, non semplificata: i testi di Michals non hanno nulla delle didascalie). Il secondo è che fotografare consista nel cogliere l’attimo. In un’intervista ha dichiarato: “Non devi per forza andare in giro in strada a cercare la vita, la vita sei tu e la tua capacità di osservazione ha una valenza maggiore rispetto all’osservazione casuale per strada. Ho ampliato l’idea decisiva a sei o sette momenti e poi ho introdotto l’idea che non dipendesse dall’incontro casuale con i fatti”. Michals ha così realizzato le sue “sequenze”, fulminanti storie visive che attaccano l’idea dell’autosufficienza dell’immagine perché nella sequenza prende un senso diverso (sempre metaforico, spesso comico o fiabesco).
Un altro tesoro è la raccolta di foto di ambienti vuoti scattate a New York: Michals è un ottimista metropolitano e le assenze umane nel tram, all’ingresso del parco, sul tetto, nel viale con le bancarelle serrate, nel teatro non lasciano neppure per un attimo il dubbio che si tratto di una defezione o di una scomparsa invece che di una serena pausa dell’esistenza. Ha 85 anni e da due ha pensato che era il momento di imparare a filmare. La retrospettiva al Museo Fico di Torino, la più importante di sempre in un’Europa che ancora non celebra Michals come merita, comprende qualsiasi sua espressione creativa, inclusi dei dipinti sopra foto di altri artisti e la copertina di un disco dei Police.
Duane Michals
Torino, Museo Fico
Fino al 29 luglio
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